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23 Marzo 2023

Didattica parentale al tempo del Covid: una scelta originale

Didattica parentale al tempo del Covid: una scelta originale

da creadivaedit / venerdì, 12 Febbraio 2021 / Pubblicato il educazione, Interviste

Lucia Pintimalli è una mamma a tuttotondo. Con il suo ultimo nato abbarbicato al collo, il secondogenito per una mano e la prima nata, Mya, stretta nell’altra, ogni mattina accompagnava a scuola quest’ultima. Siamo nell’era pre-Covid. Ma un giorno questa normalità fu spazzata via e il resto è storia. Anche lei si è ritrovata sull’altalena della scuola fra lezioni in presenza e didattica a distanza.

Solo che lei, ad un certo punto, dall’altalena è scesa. E ha continuato per conto suo, con quella che si chiama “didattica parentale”, conosciuta anche come scuola familiare, paterna, o con i termini anglosassoni: homeschooling o home education.

I ricordi di una scuola che costringeva a lunghe ore seduta davanti ad una cattedra e un’attualità non troppo diversa, hanno certamente influito sulla scelta di Lucia. Per questo vi proponiamo la sua originale testimonianza, proprio in questo mese di febbraio che fra il 20 e il 21 vedrà svolgersi, on line ovviamente, il Festival Internazionale della Pedagogia Viva: due giorni di seminari e tavole rotonde per scoprire le possibilità disegnate dalle ricerche neuro scientifiche e da pratiche e progetti educativi innovatori. Oltre venticinque relatori italiani e internazionali: una grande panoramica sulle opportunità per migliorare l’educazione.

Ci piacerebbe fossero presi in considerazione dal Ministero dell’Istruzione in questo preciso momento storico, poiché le crisi sono per definizione (crisi deriva dal verbo greco krino = separare) segno di rottura, di cambiamento. Gli esempi, che vengono dalle diverse pratiche educative esistenti, sono davvero tanti e stanno alimentando una trasformazione virtuosa in tutto il mondo.

Perché ha scelto di ricorrere alla didattica parentale?

Sicuramente tra le proposte scolastiche del territorio, quando è arrivato il momento di iscrivere a scuola Mya, ho scelto la migliore, ma era ancora molto lontana dal mio modello ideale. Quando l’ho accompagnata in classe il primo giorno e ho visto ancora la grande cattedra al centro con i banchi di fronte in fila, mi è venuto un nodo in gola. Per fortuna l’accoglienza era gioiosa e avevo molta fiducia nelle insegnanti, che si sono rivelate bravissime.

Poi è arrivata la pandemia e la vita è cambiata per tutti…

Sì… Inutile dire che è stata stravolta e che ad ognuno è stato chiesto di fare la sua parte. A mia figlia di 7 anni è toccato il dovere di sedersi ad un banco, divisa dalla sua migliore amica da una striscia da non oltrepassare. È toccata la mascherina per tutto il giorno. È toccato rimanere a guardare la lezione, senza potervi partecipare, il giorno che per errore ho sbagliato libri da mettere nello zaino e nessuno poteva condividerli con lei. È toccato tornare a casa a confessarmi: “Mamma non possiamo più cantare se no sputacchiamo troppo, a me piaceva tanto cantare!”. Io che speravo di iscriverla in una scuola con spazi aperti e laboratori, mi trovavo ad accompagnarla in una stanza dove dover stare ferma il più possibile.

Poi è iniziata la Didattica a Distanza?

Sì… la soggezione di trovarsi davanti alla web cam e avere timore di rispondere, studiare in videoconferenza 3 ore nella stessa stanza in cui i fratelli piccoli corrono e fanno chiasso.

Non è una contestazione contro le misure adottate, credo che bambini e insegnanti abbiano fatto il massimo delle loro possibilità. Non mi sarei mai voluta trovare al posto di chi ha dovuto decidere. Ma eravamo sempre più lontani dal mio ideale di scuola…

A questo punto, da genitore, ha preso il coraggio a quattro mani e si è detta: “Io cosa faccio?”

Mi sono interrogata per mesi. Non ho dormito per giorni cercando di capire come affrontare la cosa. Prima di passare in istruzione parentale, ho anche frequentato una “scuolina” sulla spiaggia (dove non vediamo l’ora di tornare!), in cerca di conferme. Osservavo mia figlia. Quanta bellezza c’era in quel posto. Una grande fatica. Mi svegliavo all’alba per preparare zaini e pasti per tre figli e mi avviavo a 30 km da casa. Ma la felicità che vedevo nei loro occhi era impagabile. Dopo poco è arrivato il primo lockdown e la chiusura delle scuole. Quel giorno ho preso la mia decisione e ho mandato la comunicazione alla Dirigente della Scuola.

Quali novità ha portato nella sua vita, ed in quella di Mya la didattica parentale?

Ho intrapreso questo percorso con una meravigliosa compagna di viaggio, anche lei madre di tre figli. I nostri figli studiano insieme, con lei c’è una grande sintonia e i nostri figli si fanno compagnia. E questo è molto importante. La nota positiva per eccellenza è che i bambini possono viaggiare al loro ritmo, e anche noi adulti in verità: uscire di casa per essere puntuali in classe, talvolta con la pioggia, con i piccoli, non era il massimo. Scienze, geografia e matematica si possono imparare al parco, guardando e toccando con mano quello che riportano i libri scolastici. Mi sono appassionata al metodo Montessori, ai suoi strumenti tattili. I bambini hanno bisogno di fare esperienza con le mani, li aiuta molto nell’apprendimento. Ho scoperto anche le risorse del web. Ci sono insegnanti meravigliose che hanno messo il loro sapere e la loro fantasia a disposizione di tutti. E poi c’è il rapporto con i nostri figli. Siamo genitori ma siamo anche i loro insegnanti. Questo richiede mettersi in gioco, intesa, sintonia, dialogo…

Fra punti di debolezza e i punti di forza, anche se non siamo ancora a fine anno, può fare un bilancio?

Al momento il limite maggiore lo trovo nei contenimenti dovuti al Covid e nella difficoltà a trovare altre persone che abbiano fatto questa scelta. Avevamo progettato gite nei musei, nelle botteghe, nei caseifici. Ma al momento è tutto fermo. La casa è un disastro. Insomma ho messo in cantina la mia indole precisina e cerco di vivere il qui e ora. Punti di forza? Passo moltissimo tempo con loro e cerco di conciliare tutto, cercando di essere molto flessibili. Mi sono ritrovata a fare matematica anche alla fine di un bagno caldo, sfruttando il vetro offuscato dalla condensa come lavagna. Ma sto vedendo la mia bimba sbocciare. Il bilancio è positivo.

Che cosa ne  la piccola Mya?

Ascoltate qui in questo audio il suo racconto!

https://www.calamitaeducational.it/wp-content/uploads/2021/02/audio-alunna.mp3

 

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