Divertimento e altro per gli ultimi tre passi del Vademecum con Patrizio Paoletti. Da oggi on line le repliche delle video-lezioni gratuite
Siamo giunti alla terza e ultima parte dell’intervista con Patrizio Paoletti che ci presenta il Vademecum “Emergenza Coronavirus: 10 passi per parlarne con tuo figlio”. Uno strumento di grande concretezza ed efficacia che, come abbiamo già detto, può essere utile a ognuno di noi, e non soltanto a chi ha bambini piccoli. Oggi parleremo di divertimento, di come combattere il virus dell’ignoranza, e di come diventare congrui con il Vademecum possa essere vantaggioso per noi e per gli altri. Nelle prime due puntate abbiamo affrontato i primi 6 passi, che potete rileggere a questi link:
Oggi riprendiamo il percorso con il settimo passo, che ci invita a divertirci insieme. Per tanti di noi è difficile, ricordava lei la condizione di tante famiglie che vivono in appartamento, che non possono godere di spazi all’aperto e di luoghi di divertimento consentiti di norma ai nostri bambini. Ma per molti NO che in questo momento siamo costretti a dire, possiamo trovare altrettanti Sì, l’importante è proporli in maniera positiva e divertendoci. Come fare?
P.P.: Sì! Mi piacerebbe spezzare una lancia in favore della giocoleria! Si impara divertendosi, è un dato scientifico: il cervello delle persone predisposte al divertimento, che vedono la vita e la interpretano in modo positivo, funziona meglio e apprende più facilmente delle persone negative e poco curiose, incapaci di confrontarsi con la vita. Se questo è ciò che la neuroscienza ci sottolinea, dobbiamo cercare di sviluppare in noi questa triplice dimensione che è la curiosità, la sfida della novità, intraprendere la sfida del non abituale perché questo attiva il nostro cervello, i nostri neuroni e ci rende capaci di apprendere di più, ma soprattutto più velocemente. Quindi, ad esempio, con i nostri figli potremmo provare e diventare giocolieri. E’ sufficiente avere tre arance, tre mele… Ma – direte voi -: “Cadranno mille volte!”. Sì, è probabile, ma se quando cadranno non ci faremo trovare arrabbiati, perché la pallina che cade certifica la nostra incapacità, ma piuttosto interagiremo con quel momento di crisi, in maniera propositiva riprendendo la pallina e riprovando subito, dicendo ai nostri figli “Guarda è normale che accada! Accade anche a mamma!”, “Accade anche a papà!”, scopriremo che essi impareranno velocemente a diventare giocolieri, ma soprattutto impareranno che la difficoltà non è un ostacolo, ma uno stimolo a riprovare.
Grazie per il meraviglioso stimolo! Sono certa che proveremo in molti! Un “virus” che non è mai stato debellato, contro il quale esistono dei vaccini, ma non sempre se ne fa uso, è l’ignoranza. Rispetto ai danni di questo “virus”, anche in questa particolare situazione, ci mette in guardia il passo numero 8 del Vademecum, che ci dice: “Supera il virus più pericoloso: l’ignoranza”. Come combatterla, anche in questo particolare momento?
P.P.: L’ignoranza si combatte con la verifica scientifica, sempre! L’ignoranza più grande è quella di credere a tutte le fake news che troviamo sul web, semplicemente perché le vediamo bene impacchettate e ci sembra che provengano da un sapere, accademico o scientifico, verificato o verificabile. Non è purtroppo sempre così, non solo nel caso del Coronavirus. Non è così in mille casi diversi della nostra quotidianità, quando prendiamo per buona la parola che l’amico ci dice, a discapito di un altro amico, magari etichettandolo con un segno meno. Dovremmo andare a verificare, ancora di più in questo caso dobbiamo capire che “Io resto a casa” è un dato significativo, importante, e non può essere discusso, semplicemente perché non riguarda solo me ed il mio libero arbitrio, ma Noi. E nell’istante in cui qualcosa che io faccio coinvolge anche l’altro, devo rendermi conto che è quello il mio limite, che deve essere rispettato. Quindi è la verifica che vince l’ignoranza. E’ una sfida difficile ma indispensabile per migliorare la nostra vita e quella dei nostri figli, educandoli al Bene, al Bello, al Vero, al Giusto, come diceva Socrate.
Per il nono passo rimandiamo i nostri lettori alla lettura integrale della seconda puntata di questa nostra chiacchierata, in cui abbiamo parlato dei passi n. 6 e 9 appunto, partendo dall’importanza del dialogo interno per ristrutturare realtà ed emozioni. Ci siamo soffermati sul ruolo centrale che assume per ciascuno il “dirci” e il “dire bene le cose”, giocando con la parola “bene-dire/dire-bene”, e abbiamo sottolineato l’importanza “creatrice” della narrazione. Ogni cosa assume il valore e il contorno che attribuiscono ad essa le nostre parole. Un passaggio cruciale, che consigliamo ai nostri lettori di andare a rileggere. A questo link troverete la pubblicazione integrale: https://www.calamitaeducational.it/3583-2ce-una-intimita-che-lempatia-raggiunge-e-di-cui-lempatia-si-nutre-che-e-gia-curativa-di-per-se-perche-quando-laltro-si-sente-compreso-contenuto-gia-si-tra/. Ora ci avviciniamo all’ultimo passo del Vademecum, il decimo, con l’invito a divulgare e contribuire in ogni modo possibile, a diffondere le indicazioni di questo strumento. Non un semplice atto di promozione, ma un invito alla sperimentazione e alla testimonianza. Lo abbiamo detto, nel nostro piccolo cerchiamo di farlo, responsabilmente, ma con lei vorremmo ancora una volta ripeterlo per tutte le famiglie che ci seguono. Quanto è importante, signor Paoletti, in questo momento testimoniare speranza e progettualità?
P.P.: Tutta la mia gratitudine va a voi, a tutti i media e a tutti coloro che accettano la sfida a diffondere qualcosa che sia davvero utile in questo momento presente: il Vademecum lo è, ne sono certo davvero. E’ una sfida importante perché chiede a ognuno di diventare congruo con il Vademecum, congruo con le sfide che il Vademecum ci lancia e con le opportunità che ci apre, congruo nel testimoniare: “Scoprilo anche tu, prova a metterlo in pratica”. Sono pochi passaggi, semplicissimi passi, che però possono in questo momento della nostra vita familiare e della nostra storia, diventare un supporto straordinariamente significativo. Quindi vi ringrazio, uno se vorrete diventarne testimoni; due se vorrete, testimoniandolo, anche condividerlo con gli altri.
La ringrazio per questo tempo e per le sue parole. Mi auguro che saremo in tanti a sperimentare, potremmo dire a verificare l’efficacia e il potere di queste indicazioni in prima persona, nel nostro quotidiano, con le nostre famiglie. Io vorrei adesso, approfittando della sua disponibilità, strapparle una ulteriore promessa. Il presupposto del Vademecum è prendersi cura prima di tutto delle nostre emozioni. E per farlo, un ulteriore presupposto è conoscerle. Vado così a citare il suo ultimo libro, “L’intelligenza del cuore – comprendere le emozioni per realizzare i nostri sogni” edito dalla Bur. Uscito a novembre è stato travolto nella sua diffusione dall’emergenza da Covid19. Alcune presentazioni sono state realizzate in modalità web, e so anche avere avuto un grande successo di pubblico. Vorremmo allora continuare a discuterne e mi piacerebbe invitarla ancora a Calamita Educational per parlare insieme a lei dell’ “Intelligenza del cuore”, posso contarci?
P.P.: Ne sarò onorato e felicissimo. Accetto l’invito e mi renderò disponibile appena lo vorrete per parlare con voi dell’intelligenza del cuore, per approfondire questo bellissimo ossimoro che c’è fra intelligenza e cuore, che raramente troviamo accostati insieme, ma che invece sono “la” relazione giusta, come spiegheremo…
Grazie a Patrizio Paoletti, si riguardi e a presto con “L’intelligenza del Cuore”!
Per tutte le mamme, i papà, i nonni, gli educatori e gli insegnanti che rendono preziosa la nostra community e seguono le nostre pubblicazioni, ricordiamo che da oggi, lunedì 27 aprile, è possibile seguire in replica le 10 Video Lezioni gratuite sui singoli passi del Vademecum, tenute da Patrizio Paoletti e dagli Esperti della sua equipe: a partire dalle h. 15.00 alle 15.30, le lezioni rimarranno fruibili fino alle h. 21.00. Per iscrivervi e ottenere maggiori informazioni collegatevi al sito: https://fondazionepatriziopaoletti.org/prefigurareilfuturo/
Ricordo anche che gli stessi esperti della Fondazione Paoletti rispondono al numero verde 800 858 440 – disponibile tutti i lunedì, mercoledì e sabato dalle ore 14.00 alle ore 19.00. Anche questo Sportello telefonico, denominato: “Parlami, ti ascolto”, dedicato a genitori, famiglie, adolescenti e anziani per offrire ascolto e supporto in questo momento di emergenza sanitaria, è gratuito e a disposizione di tutti.
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Riapertura Scuole 2020/2021: dibattito aperto fra sicurezza e necessità di miglioramento
Diamo volentieri spazio sulle nostre colonne alla sensata questione della dottoressa Roberta Salvatori, mamma e DSGA, che pone un interrogativo certamente non da poco conto alla Ministra Azzolina e a quanti, fra Esperti ed Istituzioni preposte, in questo momento così delicato stanno decidendo quando e come riaprire le scuole per i nostri figli.
Domande che, se anche non saranno condivisibili in toto, certamente potranno servire per sollecitare un dibattito costruttivo, a tutti i livelli, sulla necessità di ripartire dopo questa grande crisi, ma di farlo prima di tutto in sicurezza e poi anche migliorati, o almeno con un chiaro disegno di miglioramento anche per la Scuola, come ogni crisi dovrebbe sollecitarci a fare in ogni ambito. Allora certamente questa ripartenza potrà essere occasione per mettere mano a ciò che la scuola può e doverosamente deve fare, in Italia forse più che altrove, per adeguarsi ai tempi: più ambienti e meglio sfruttati, personale docente più aggiornato e valorizzato, tecnologie meglio utilizzate, da studenti e insegnanti, consapevolezza dei limiti di ciò che si impara sui libri e sugli schermi, a vantaggio delle relazioni empatiche.
Del resto già quel che sta accadendo con la DaD (Didattica a Distanza) è una risposta migliorativa di una condizione, forse non proprio al passo con i tempi, vissuta fino ad oggi dalla scuola in generale nel nostro Paese. Fra criticità e punti di forza, metodi didattici fino ad ora impensati, grazie al grande sforzo di docenti e insegnanti, stanno prendendo forma e corpo, quotidianamente in ogni ordine e grado di scuola, non sostituendo certo la “Scuola reale”, ma fornendo certamente risposte “tampone” molto valide, sulle quali sarà utilissimo continuare a lavorare.
Ha colto tutti di sorpresa l’emergenza sanitaria. Ma così come tutti eravamo sprovvisti di mascherine, camici, guanti e disinfettanti fuori dalle aule (nonostante gli altisonanti “Piani Pandemici” internazionali), si era sprovvisti di strumenti digitali idonei a gestire la didattica a distanza, nonostante le cosiddette TIC (Tecnologie dell’informazione e della Comunicazione) e successivi Piani Digitali, circolino nei corridoi delle scuole da ormai quasi venti anni. Io credo che questa crisi potrà portare molti benefici in ogni ambito se sapremo individuare i varchi che ha aperto e attraverso i quali dovremmo “costringerci” a passare, scegliendo nuove vie di fuga, ed evitando di rifugiarci in vecchie “scorciatoie” che spesso sono state alibi per la mancata modernizzazione e, quindi, evoluzione del Paese, a vari livelli.
Credo che il rientro fisico a Scuola dei nostri figli più piccoli (parlo della Scuola dell’Infanzia e delle prime classi della Scuola Primaria, certamente; diverso discorso è forse pensabile per studenti più grandicelli) sarà cosa possibile e sicura solo quando la Comunità Scientifica Internazionale potrà finalmente assicurarci un vaccino. E speriamo che ciò accada presto. Fino ad allora dubito fortemente che ambienti in cui a stento si tengono, ancora nel 2020, sotto controllo epidemie di pediculosi e raffreddori, che pure non uccidono nessuno, possano essere considerati idonei ad accogliere decine e decine di bambini, giustamente scalmanati e desiderosi di contatto fisico. Mi piace pensare, in definitiva, che la Didattica a Distanza stia alla Scuola Reale, come la Scuola Reale sta alla Vita. E questo virus, al netto di tanto dolore, forse, potrà insegnarci che riprendere per mano la Vita, farne tesoro e averne cura, è forse più importante adesso che il ritorno ad una normalità tutto sommato abbastanza imperfetta e insostenibile per tanti aspetti, e del tutto riscrivibile, in melius. A questo siamo tutti chiamati, dentro e fuori dalla Scuola, responsabilmente. Mettiamoci tutti a lavoro. Grazie per aver aperto il dibattito alla cara dottoressa Salvatori, con le sue parole:
LETTERA ALLA MINISTRA LUCIA AZZOLINA DA PARTE DELLA DSGA ROBERTA SALVATORI
“Sono una mamma di una bambina che tra pochi mesi compirà sei anni e che a settembre inizierà la prima classe di scuola primaria. Sono anche un Direttore dei Servizi Generali e Amm.vi (DSGA), svolgo questo mestiere da 23 anni e, quindi, ritengo di aver acquisito un minimo di esperienza in tema di Scuola.
Certamente non sono un’esperta in campo sanitario, ma mi chiedo e vi chiedo è davvero impossibile far rientrare i nostri figli a settembre in aula? Si potrebbe iniziare dalle prime classi del primo e secondo ciclo di istruzione. Perché, vedete, i nostri bambini hanno bisogno di guardare gli insegnanti negli occhi, di relazionarsi con i propri compagni dal vivo e non attraverso lo schermo di un pc.
Non si potrebbe pensare, come sicuramente sarà già al vaglio degli esperti, ingressi scaglionati nel tempo e nell’orario, sdoppiando le prime classi, riducendo al minimo il tempo scuola, rimanendo chiusi al sabato, giornata dove molti uffici e fabbriche restano chiuse, utilizzando i docenti del tempo pieno che magari all’inizio non potrà essere attivato per le scuole che lo hanno, e i docenti del potenziamento. Così facendo non ci sarebbero neppure problemi legati agli spazi e poi via via che le condizioni lo consentano far rientrare anche le altre classi.
I nostri figli sono stati strappati, nostro malgrado, dalle loro aule, dalla loro scuola, tenuti lontani, non solo dagli affetti più cari nonni, zii ma anche dai compagni e dalle maestre. Hanno bisogno di respirare l’odore delle aule, dei laboratori, dei corridoi. Se ci fosse una sola possibilità per poter riaprire a settembre, fosse anche quella più complessa, più difficile da percorrere vi prego rendetela possibile. Come scriveva Francesco d’Assisi: “Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile”. Grazie
(R.P.)
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Tre nuovi passi da compiere con Patrizio Paoletti per trasformare in vantaggio questo tempo in famiglia
Avete provato a mettere in pratica i primi tre consigli del Vademecum della Fondazione Patrizio Paoletti per migliorare queste giornate così fuori dall’ordinario che ci troviamo a vivere con l’emergenza Coronavirus?
Se lo avete fatto, siamo certi che avrete già potuto osservare piccoli cambiamenti positivi. Sarete desiderosi quindi di conoscere quali siano i passi successivi, illustrati da un interlocutore speciale come Patrizio Paoletti, uomo di pace, mentore, influencer e disruptor-coach, che da oltre trent’anni si occupa di Sviluppo Personale, attraverso il programma Human Inner Design e la School of Self-Awareness. La validità del suo pensiero è confermata dalle ricerche in ambito neuro-scientifico e dalle collaborazioni con scienziati, Istituti e Università internazionali quali la Bar Ilan University di Tel Aviv, l’Università La Sapienza di Roma e l’Istituto di Neuroscienza della Fondazione Patrizio Paoletti. Per noi di Calamita Educational è un onore averlo intervistato e potervi proporre le sue considerazioni.
Riprendiamo dunque da dove ci eravamo lasciati, ovvero il quarto passo del Vademecum, realizzato nell’ambito del progetto “Prefigurare il futuro: metodi e tecniche per progettare speranza e progettualità”, coordinato a livello nazionale dalla dottoressa Tania Di Giuseppe, psicologa della stessa Fondazione Patrizio Paoletti. E nel farlo partiamo da una parola a noi nota, ma forse non troppo conosciuta per davvero, ovvero “abitudini”. Possono essere delle alleate, ma anche degli ostacoli.
Presidente Paoletti, il quarto passo del Vademecum ci suggerisce di affidarci alla routine, definendola “una grande amica”. In che senso le abitudini ci possono supportare, quelle vecchie e quelle nuove, oggi che le nostre quotidianità sono sospese?
P.P.: Facciamo l’esempio semplice di un bambino molto piccolo che inizia ad andare all’asilo: quando questo avviene parliamo di inserimento. Che cos’è in definitiva l’inserimento per un bambino in una nuova dimensione di vita che non gli è abituale? La creazione di una nuova routine, e ogni routine è fatta di riferimenti, che siano significanti e che quindi riescano a trasferire dei contenuti come la tranquillità, la voglia di essere lì, di avvantaggiarsi di quel momento, il desiderio di incontrare altri bambini. Trasliamo questa situazione che abbiamo appena adesso descritto in quella che è la nostra quotidianità: tutta la nostra vita è fatta di routine, consapevoli e, soprattutto, per la maggior parte, inconsapevoli, che ci sono state trasferite semplicemente come descrivevo poco fa. Oggi una parte di queste abitudini è stata interrotta, è accaduto, e noi dobbiamo semplicemente essere resilienti, dobbiamo essere flessibili, dobbiamo produrre quella capacità di adattamento che rende la nostra specie unica su questo pianeta, perché la sola ad avere tale elevata capacità di adattamento sul Pianeta. E infatti abbiamo vinto sfide ben più impegnative di quelle attuali, come quella dell’evoluzione, proprio perché siamo stati capaci di adattarci e adeguare i nostri punti di vista, di produrre scenari diversi, cosa che altre grandi specie non sono state capaci di fare nei tempi richiesti, cioè velocemente, e si sono estinte. E’ meravigliosa la capacità dell’uomo di adattarsi al cambiamento. Non sarà questa la situazione nella quale ci fermeremo.
In che modo dunque le diverse routine, ovvero le abitudini che compongono la nostra quotidianità, possono rivelarsi per noi tutti delle grandi amiche, oggi che ci troviamo immersi in contesti quotidiani “nuovi”?
P.P.: Se le trasformiamo a nostro vantaggio, ad esempio scegliendo di introdurre nella nostra giornata nuove abitudini, abitudini vantaggiose: un attimo di silenzio, di calma, di dialogo interno, ad esempio, che ci permette di essere determinati a mantenere proattiva la nostra relazione all’interno del nostro tessuto familiare, visto che stiamo parlando di questo adesso. La routine, fatta di momenti condivisi, che creano un ritmo, una cadenza, capace di generare intensità nella relazione, non può che fare la grande differenza. Noi dobbiamo essere capaci di trasformare questo momento che potrebbe essere di crisi, come dice la parola stessa (Etimologia della parola: Dal lat. crisis, dal gr. Krísis: scelta, decisione, Ndr), in un momento capace di generare vantaggio, che ogni crisi ha in sè, che è quello della trasformazione. Non saremo più gli stessi, ma chi dice che saremo peggiori? Dobbiamo dirci invece, e impegnarci, per uscire migliori da questa situazione, e la routine in questo caso diventa uno strumento straordinario di autogestione dei nostri figli, se parliamo di relazione con loro, e ancora prima di relazione con noi stessi.
NEURONI SPECCHIO, EMPATIA, ASCOLTO
Torneremo su questa bella provocazione che ci lancia, signor Paoletti, ovvero: chi dice che saremo peggiori dopo questo momento? Sono davvero tante le opportunità che si aprono davanti a noi… Ora invece proseguiamo con il quinto passo del Vademecum, che ci suggerisce di creare sintonia con ciò che ci sta intorno: “Prima di parlare, ascolta!”. Che importanza ha l’ascolto, in questo momento particolare, e come si configura?
P.P.: Abbiamo parlato dei “neuroni specchio” di Rizzolati, di empatia, ora arriviamo all’ascolto. Una forma alta, altissima di sintonia, è la relazione empatica: ancor prima di dirti qualcosa, di istruirti, di rimproverarti per ciò che stai facendo, devo chiedermi di ascoltare ciò che hai da dirmi, non con le parole, ma con le tue azioni. A qualsiasi gesto (o non gesto) corrisponde una condizione che lo ha sollecitato, nutrito, prodotto. Soltanto un’attenzione specifica, con una volontà messa in campo di diventare empatici, di leggere davvero, al di là della sua manifestazione, il segnale che lo ha prodotto, ci permette poi di utilizzare qualunque segnale, anche il momento di crisi, il momento dell’isteria, del pianto, della rabbia, in qualche cosa di utilizzabile. E quindi io posso educarti attraverso le tue azioni, se riesco a restituirtele in modo empatico, e non semplicemente attraverso il “devi fare quello che ti dico”, che in alcuni momenti può sembrare inevitabile, ma che io cercherei di evitare il più possibile e sceglierei la via della relazione empatica. C’è una intimità che l’empatia raggiunge e di cui l’empatia si nutre, che è già curativa di per sé, perché quando l’altro si sente compreso, contenuto, già si tranquillizza di per sé e già tutto prende un’altra via, quella del bene, quella migliore. Anche questo, più lo rendiamo routinario, cioè più ci educhiamo a renderlo abitudine, a far rivivere questo desiderio di raggiungerti, di entrare in contatto, di ascoltarti, più la nostra capacità di fare accadere questo, aumenta. E la velocità in questo momento della nostra storia è importante. Riuscire a fare accadere quel che vogliamo nel migliore tempo possibile è importante per riuscire ad uscire da questa situazione il prima possibile.
Signor Paoletti, in uno dei suoi molti scritti sulla Pedagogia per il Terzo Millennio, il Metodo pedagogico teorizzato da lei e dalla sua Equipe, lei afferma che un NO detto con amore è come un Sì. Userei questa affermazione paradigmatica del suo pensiero, per passare alla domanda successiva: dall’empatia, all’importanza della narrazione. Lo psicologo Paul Watzlawick, esponente della Scuola di Palo Alto, afferma: “La realtà è narrazione”. Partendo da questa citazione riprendiamo il filo del nostro discorso sull’importanza del dialogo interno, che poi è l’origine del dialogo che manifestiamo, potremmo dire due facce della stessa medaglia. Nel Vademecum sono distinte in due diversi passi, il numero sei: “Scegli le parole giuste: le storie hanno potere” ed il numero nove, ovvero: “Impegnati a dire bene le cose”. Come genitori, che cos’è importante fare per dire bene le cose?
P.P.: Parlando di Watzlawick non possiamo che partire dal primo assioma della comunicazione, ovvero: “Non si può non comunicare”. Cioè qualsiasi cosa noi facciamo, è un atto comunicativo: se ci rifiutiamo di parlare, se come un fiume in piena riversiamo parole sull’altro, tutto è atto comunicativo. Allora, se questa è la verità assoluta che riguarda l’uomo, la nostra specie, che – torno a dire – è straordinaria per la capacità che ha di organizzare il pensiero attraverso le parole, comunicando anche attraverso di esse, noi possiamo fare uso volontario di questa capacità di uso della parola, per rigenerare ogni situazione. Possiamo diventare la storia della storia.
Come possiamo diventare autori della nostra storia, nel quotidiano delle nostre case, come nella vita?
P.P.: Scrivendo la nostra sceneggiatura. Tutti sappiamo che la realtà non esiste, ogni giorno di più ci immergiamo in questa realtà scoprendola, tutti sappiamo che l’unica realtà che esiste non è quella vissuta, ma quella ricordata, cioè quello che abbiamo narrato a noi stessi degli eventi. La narrazione quindi diventa l’elemento cardine, il ponte che lega il nostro vissuto passato con la nostra capacità di prefigurarci un futuro, che in questo momento è determinante. Se noi non avessimo la speranza che tutto questo finirà e tutto tornerà non alla normalità – e questo mi piace sottolinearlo – come era prima, ma alla normalità che ci siamo narrati, a quella da noi immaginata, desiderata, voluta, questo tempo di pausa non potrebbe portarci alcun vantaggio. Invece in questo momento di pausa forzata, possiamo dettagliare sempre meglio e sempre più profondamente e apprendere questa arte di scrivere, di essere noi sceneggiatori del nostro presente e – aggiungo – del nostro futuro. Tale capacità ci permetterà di utilizzare – come direbbe il mio amico Moshe Bar, esperto di memoria – non solo le memorie del passato, ma quella parte specifica di memoria che viene chiamata “memoria predittiva” (cioè una parte della memoria che costantemente si occupa di immaginare quale sarà il futuro possibile), per dire ciò che io voglio, desidero sia veramente il mio futuro. Se noi useremo la nostra capacità di narrazione per incontrare la capacità specifica della nostra memoria predittiva di immaginare il futuro, essa ci aiuterà a realizzarlo. E’ come una profezia auto-avverante, si chiama così. Quindi raccontarci bene le cose, dirci bene cose, bene-dire le cose/dire-bene le cose – mi piace giocare con queste parole e idee sul dirci bene le cose -, ci avvicina alle cose stesse. Perché più frequentiamo – torna la routine, l’abitudine – quel futuro che abbiamo prefigurato mentalmente, ritrovandolo, ricercandolo, riorganizzandolo, dettagliandolo, più quando ci troveremo a giocare quella partita, saremo nel posto giusto al momento giusto e saremo pronti.
(R.P.)
- Pubblicato il Interviste
Dieci passi con Patrizio Paoletti per affrontare l’emergenza da Covid 19 in famiglia
Come state? Dopo quasi due mesi di distanziamento sociale e isolamento nelle nostre case, come stanno le vostre relazioni familiari? E le vostre emozioni? Vi avevamo anticipato qualche giorno fa che avremmo parlato approfonditamente di un prezioso strumento, gratuito e fruibile direttamente dalle proprie case, estremamente utile per prenderci cura proprio di emozioni e relazioni familiari, in particolare quelle con i nostri figli, in queste settimane di cambiamento delle nostre abitudini e criticità diversificate.
Si tratta del “Vademecum: Emergenza Covid-19. I 10 passi per parlarne con tuo figlio”. A realizzarlo la Fondazione Patrizio Paoletti, ente di ricerca neuroscientifica e pedagogica, particolarmente impegnato nell’applicazione dei ritrovati scientifici di tali ambiti, nella pratica educativa, per promuovere e realizzare il benessere quotidiano in famiglia e non solo.
Oggi abbiamo il piacere di anticiparvi la prima parte di un’intervista esclusiva che il Presidente Patrizio Paoletti ha concesso a Calamita Educational per presentare i contenuti del Vademecum realizzato dalla sua equipe di esperti (psicologi, pedagogisti, neuroscienziati), e sostenere genitori e famiglie in queste giornate così fuori dall’ordinario, traendone addirittura vantaggio. Si tratta di un’intervista preziosa, molto ricca di spunti e indicazioni concrete. Per questo ve la proporremo in tre puntate, passo dopo passo, tutti da gustare, sperimentare e approfondire: iniziamo con i primi tre step da poter realizzare in famiglia.
Anzitutto grazie Presidente Paoletti per aver accolto il nostro invito a parlare alla nostra community di questo “Vademecum”.
P.P.: Grazie a voi.
Il primo passo recita testualmente: “Vivi appassionatamente, ogni difficoltà è una chance” e quindi capovolge letteralmente quello che siamo abituati nostro malgrado e purtroppo a sentirci dire dalle cronache. Ma lo capovolge con un obiettivo preciso, ovvero indicare una via, per imparare da questa esperienza, e non esserne sopraffatti, se non sul piano fisico, neppure su quello emotivo e psicologico. Ci spiega come?
P.P.: Assolutamente sì, è possibile imparare da tutto e da ogni cosa, al di là delle opportunità che la vita ci offre. Perché e come è possibile continuare a imparare anche quando ci sembra che la vita ci giri le spalle? Facendo attenzione e attingendo a quelle che sono le nostre risorse più intime e profonde, cambiando abitudini e punti di vista ed entrando in un maggiore contatto con noi stessi, per dire a noi stessi due cose che mi piace sottolineare: cosa vogliamo davvero e cosa è davvero importante per noi. Quando questi due elementi sono presenti nella nostra vita come i due fari dell’auto, allora possiamo percorrere qualunque strada, anche la più buia, superando gli ostacoli, o addirittura avvantaggiandoci degli ostacoli che essa per sua natura ci presenta. Quindi il primo passo possiamo compierlo soltanto se abbiamo una buona abitudine a dialogare con noi stessi.
Di abitudini, vecchie e nuove, torneremo a parlare più avanti… Ora invece parliamo di modelli. Il secondo passo del Vademecum ci dice: “Sei importante, sìì un esempio”. Più facile a dirsi che a farsi, forse, in questi giorni in cui noi genitori siamo gli unici interlocutori reali per i nostri figli. Vorremmo essere sempre all’altezza del ruolo, ma purtroppo talvolta può capitare di “scivolare” e rappresentare emozioni, azioni, pensieri che non vorremmo. Ci sono degli strumenti concreti che lei può suggerire ai tanti genitori ed educatori che ci seguono, per ricordare a noi stessi che siamo in ogni situazione per loro “d’esempio”?
P.P.: Assolutamente sì, ci sono tutta una serie di strumenti. Ritornando all’idea del dialogo interno, dobbiamo sottolinearci che noi siamo in ogni situazione, forzatamente, degli educatori. Perché è vera questa affermazione? Perché ciò che da sempre la psicologia e la pedagogia hanno osservato a livello empirico, da qualche anno in qua è stato confermato dall’equipe del dottor Giacomo Rizzolati, che ha scoperto i “neuroni specchio”, una qualità di neuroni specifici che ci permettono di apprendere per imitazione, empaticamente. Quindi, che a noi piaccia o meno, che ci pesi o che ci faccia piacere coinvolgerci o interpretare il ruolo che l’essere genitori ci offre e impone, noi dobbiamo sapere che i nostri figli assorbono da noi come delle spugne costantemente ed ininterrottamente. Le nostre emozioni, innanzitutto, i nostri comportamenti e adesso stiamo osservando che i neuroni specchio strutturano anche nel tempo le linee del nostro pensiero. Quindi noi siamo educatori in una triplice dimensione dell’essere, che poi compone l’intero nostro essere e ci struttura interamente. Siamo profondamente, significativamente importanti per loro, visto che siamo una delle prime agenzie educative che i nostri figli incontrano, poiché essi nascono e trascorrono gran parte della loro vita in quello che dovrebbe essere, e certamente lo è per i più, uno spazio protetto, e protetto proprio perché i genitori prestano ad essi straordinaria attenzione. Come? Nella sensibilità dei comportamenti, nelle emanazioni emotive e perché no, anche nella qualità delle linee di pensiero. Quindi “sìì un esempio” è il ribaltamento di “sei importante”. Visto che noi siamo, e a noi piace essere, importanti per i nostri figli, dobbiamo sforzarci con tutte le nostre energie, determinazione e volontà di essere buoni esempi per loro.
Questa premessa sui neuroni specchio e sulla capacità dei nostri figli di assorbire empaticamente molto più di quanto spesso pensiamo di trasferire loro, mi sembra già di per sé una chiara indicazione di orientamento. E’ possibile aggiungere, alla luce di questo, delle indicazioni praticabili in famiglia da ciascun genitore per interpretare tale ruolo al meglio, partendo dal fatto che ciascun genitore è prima di tutto un individuo?
P.P.: Esattamente, partiamo proprio da qui. Il primo strumento è quello di prenderci un momento, per noi stessi anzitutto, e poi a favore dell’insieme che compone la famiglia. Prendiamoci un momento, un minuto di silenzio prima di entrare in scena, mi piace dire così: sul palcoscenico della nostra quotidianità all’interno della nostra famiglia, soprattutto se stiamo in una condizione di non perfetta armonia ed allineamento, evitiamo di irrompere e prendiamoci ogni volta che ci è possibile, anche più volte al giorno, un momento, bastano pochi respiri, un solo minuto per dirci: “Eccomi”. Io sono questo, io sono di esempio, devo essere responsabile, devo essere letteralmente “colui che dà le risposte”, devo assumermi l’onere e l’onore di dare ai miei figli le risposte specifiche che questo momento storico richiede, e quindi prendermi un attimo per produrre distanza e distacco. Distacco dal mio stress, che forse in questi giorni può essere più alto del solito; distanza dalle emozioni negative che possono assalirmi in questo momento anche inaspettatamente, semplicemente perché le emozioni non abituali ci appesantiscono e ci destabilizzano. Quindi essere d’esempio per i nostri figli ci diventa più semplice se applichiamo questa triplice strategia: 1) un minuto di pausa, 2) nel quale fare distacco rinunciando a tutte quelle abitudini che possono creare stress; 3) distanza per trasformare volontariamente le emozioni non perfette in qualcosa di utile e costruttivo per i nostri figli.
A questo punto è molto utile ricordare a chi ci segue che questi passaggi sono dettagliati molto bene nel suo libro, bestseller Amazon, OMM, acronimo di One Minute Meditation, nel quale si illustra quello che è un vero e proprio metodo da lei strutturato per imparare passo dopo passo a raggiungere il silenzio dentro di noi, e da lì ripartire per vivere con maggiore consapevolezza e presenza le nostre vite. In queste settimane è possibile ordinarlo e riceverlo a casa, senza necessità di infrangere i giusti limiti che ci vengono imposti. Leggerlo e, come si consiglia nella stessa prefazione al testo, praticarlo, può essere davvero molto utile, per trarre vantaggio, come dicevamo nel primo passo del Vademecum, da questa stasi forzata, trasformandola in una opportunità per ciascuno.
P.P.: Sì, certo, può esserlo, grazie, mi auguro che anche il libro OMM – The One Minute Meditation venga consegnato a casa a chi lo ordini, come molte altre cose necessarie.
Arriviamo adesso al terzo punto della nostra chiacchierata: accanto ai libri e ai tanti intrattenimenti che si possono sperimentare in casa in questo periodo, ovviamente le tecnologie la fanno da padrone. Utilizzarle con consapevolezza scegliendo e insegnando ai nostri figli quali preferire e prediligere, è un passo importante, perché possono essere veicolo non soltanto di emozioni positive, penso alla compagnia che possono farci gli amici e i nonni lontani, ma anche ai tanti messaggi che positivi non sono, come lo stress, le immagini violente o negative che ci arrivano dall’esterno, a tutti i livelli. Ecco, per restare su questo punto così decisivo per la qualità delle nostre giornate, e sul quale Calamita Educational ha acceso da tempo i suoi riflettori, il terzo passo del vademecum ci dice: “Scegli ciò che fa bene: stimoli e ambienti ti condizionano”.
P.P.: Sì, io partirei proprio da questo: stimoli e ambienti ti condizionano. Una triade che non possiamo in alcun modo dimenticare perché ci influenza, soprattutto nelle condizioni di particolare e non abituale disagio, è questa: ambiente, contesto, circostanze. Che cosa vuol dire? Vuol dire che l’ambiente va preparto, va preparato il contesto che all’interno di esso deve svilupparsi per ricevere dall’ambiente, dal contesto – da noi appositamente preparato -, le influenze migliori, le circostanze favorevoli. Favorevoli a cosa? A quella dimensione di bene, pace, equilibrio e armonia che vogliamo che i nostri figli sperimentino, vivano.
Non dobbiamo lasciare nulla “al caso”, quindi, anche e – a questo punto soprattutto -, in un contesto domestico?
P.P.: Nello scegliere l’ambiente, visto che l’ambiente è condizionante, dobbiamo tenere presente che è un ambiente buono l’ambiente che noi prepariamo. Più questa consapevolezza ci rende attenti e consapevoli, migliore sarà il risultato che otterremo, anche in uno spazio piccolo. Dico questo perché non tutti hanno la possibilità e la fortuna di vivere in questo momento di difficoltà in spazi fisici ampi, e purtroppo moltissime famiglie italiane si trovano a vivere in appartamenti e spazi ristretti, a volte poche decine di metri quadrati. Questo però non deve bloccare il desiderio di condividere con i nostri figli il bene, cioè lo stimolo giusto per la loro crescita. Allora, anche un piccolo angolo, sarà più facile e adatto allo scopo che ci siamo prefissati, se noi avremo risposto al nostro impegno responsabilmente per loro e lo avremo preparato a dovere a fornire il giusto stimolo. Anche i device e gli strumenti tecnologici potranno andar bene, se saremo stati come genitori un filtro rispetto ad essi, se avremo svolto la funzione di colui che prepara, che predispone il momento in cui i figli saranno lasciati ad interagire con questi strumenti, e poi in cui verranno invitati ad interagire con noi genitori. Potranno essere positivi anche i programmi – e ce ne sono in questo momento tantissimi e di altissima qualità – che i nostri figli potranno incontrare, assorbendoli e facendo sì che gli stimoli che questi danno, siano stimoli costruttivi e li aiutino a costruire la loro storia del momento, piuttosto che a demolirlo e negativizzarlo. Capisco l’importanza di questo impegno ma nella misura in cui è possibile, è necessario, nella consapevolezza che tutto quello che noi prepareremo, come ambiente e circostanze, creerà condizioni favorevoli che ci ritorneranno come un boomerang di pace, di tranquillità, di vantaggio. Tutti sappiamo che la relazione con gli altri, in particolare nel contesto familiare, prolungata nel tempo, cui non siamo più da tempo abituati, può non essere sempre facile, Quindi questo sforzo di predisporsi, dà il vantaggio di vivere meglio i nostri giorni e tutti i singoli momenti della giornata.
La ringraziamo molto Presidente Paoletti e chiudiamo con questa importante risposta la prima parte dell’intervista sui 10 passi del Vedemecum per affrontare in famiglia e con i nostri figli questo momento di emergenza. Ci rimangono da esplorare sette passi, e lo faremo nei prossimi giorni. Nel frattempo concentriamoci in famiglia su questi tre importanti primi passi che – ricapitolando – sono:
- “Vivi appassionatamente, ogni difficoltà è una chance”
- “Sei importante, sìì un esempio”
- “Scegli ciò che fa bene: stimoli e ambienti ti condizionano”
Ci sta a cuore ricordare ancora che il Vademecum si accompagna ad un altro valido strumento, lo Sportello telefonico “Parlami, ti ascolto”, dedicato a genitori, famiglie, adolescenti e anziani per offrire ascolto e supporto in questo momento, a cui rispondono gli psicologi della Fondazione Paoletti, chiamando il numero verde: 800 858 440 (disponibile tutti i lunedì, mercoledì e sabato dalle ore 14.00 alle ore 19.00).
Inoltre, già da qualche giorno alle h. 15.00 sono fruibili le video lezioni sui temi cardine del Vademecum, tenute da Patrizio Paoletti e dagli esperti della sua equipe. Il tutto tramite il canale youtube dedicato, per chi si iscrive sul sito (info: https://fondazionepatriziopaoletti.org/prefigurareilfuturo/ ). Le lezioni sono gratuite e, per chi avesse perso le prime puntate, sarà possibile nei prossimi giorni fruire delle repliche.
Noi torniamo domani, con la seconda puntata dell’intervista a Patrizio Paoletti e i successivi tre passi. Intanto …buon inizio di percorso a tutti!
(R.P.)
- Pubblicato il Interviste
Oggi 40 anni fa moriva Gianni Rodari, autore per bambini e adulti… con “orecchio acerbo”
Il 14 aprile del 1980 moriva a Roma Gianni Rodari, grande Maestro, intellettuale, giornalista e scrittore. Un autore che ha lasciato un segno profondo sulle pagine della Cultura italiana, della stampa, della narrativa e dei libri di scuola. Non da sempre e non da tutti conosciuto e riconosciuto per il ruolo fondamentale che ebbe, invece, nell’inaugurare e capovolgere le modalità e gli usi della parola; la fiducia con la quale guardare al suo potere nella quotidianità.
“Tutti gli usi della parola a tutti – scriveva – : mi sembra un buon motto, dal bel suono democratico. Non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo”. E’ una delle sue più celebri frasi, nella quale la sua poetica dell’immaginazione, da lui stesso teorizzata e chiamata “Fantastica”, irrompeva nella vita di ogni giorno, nelle aule, fra i Maestri, suoi colleghi, con i quali si confrontava e per i quali teneva corsi di aggiornamento, scriveva articoli; fra i Genitori dell’epoca, dei quali promuoveva un ruolo più forte, consapevole, innovatore nei riguardi dei loro figli; fra i Giornalisti, con i quali operava a stretto contatto, da collega e direttore, e ai quali la sua intelligente e visionaria azione pedagogica e critica fu sempre chiarissima.
Chi, credendo di sminuirne – forse – la portata, lo ha definito solo autore per ragazzi, trascura certamente il fatto che ogni bambino diventerà adulto, prima o poi, e se avrà letto Gianni Rodari, certamente non considererà la realtà come qualcosa di immutabile, data una volta per tutte. Anzi, prenderà a osservarla, a scrutarla e lascerà che nella sua testa e fra le mani, prendano forma buone idee e azioni per cambiarla e migliorarla.
Perché per Rodari la realtà altro non era che un gioco, un gioco di parole, fatto di incastri e disincastri, che con l’immaginazione poteva cambiare volto per davvero. Bastava conservare, anche da adulti, “l’orecchio acerbo”, come amava dire lui. Per questo, a quanti ancora oggi, che ricorrono sessant’anni dalla sua morte, per giunta nell’anno in cui l’Italia ed il Mondo celebrano il Centenario della sua nascita, a quanti – dicevamo – continuano a chiedersi se Rodari fosse un autore per l’infanzia o per tutti, ci piace rispondere che Rodari è proprio per tutti. Per tutti quegli adulti che hanno mantenuto un “orecchio verde” e che interpretano il loro ruolo sulla scena della vita (il teatro, altro grande tema caro al nostro Gianni) scegliendo per i bambini che ancora vivono in loro, oppure al loro fianco, le filastrocche e le favole di Gianni Rodari, per accompagnare le giornate, o augurare la buona notte. Come questa dal titolo: “Un signore maturo con un orecchio acerbo”, che vi proponiamo oggi, al tempo del Coronavirus, in cui farsi domande può essere una buona cosa, e soprattutto può esserla prestare “orecchie acerbe” alle risposte.
Un signore maturo con un orecchio acerbo
Un giorno sul diretto Capranica-Viterbo
vidi salire un uomo con un orecchio acerbo.
Non era tanto giovane, anzi, era maturato
tutto, tranne l’orecchio, che acerbo era restato.
Cambiai subito posto per essergli vicino
e potermi studiare il fenomeno per benino.
Signore, gli dissi dunque, lei ha una certa età
di quell’orecchio verde che cosa se ne fa?
Rispose gentilmente: – Dica pure che sono vecchio,
di giovane mi è rimasto soltanto quest’orecchio.
È un orecchio bambino, mi serve per capire
le voci che i grandi non stanno mai a sentire:
ascolto quello che dicono gli alberi, gli uccelli,
le nuvole che passano, i sassi, i ruscelli,
capisco anche i bambini quando dicono cose
che a un orecchio maturo sembrano misteriose…
Così disse il signore con un orecchio acerbo
quel giorno, sul diretto Capranica-Viterbo.
(Gianni Rodari)
- Pubblicato il educazione
Covid19: Attivo da oggi lo sportello “Parlami ti ascolto”, accanto al Vademecum “Dieci passi per parlarne con tuo figlio”
PER VOI STRUMENTI CONCRETI E GRATUITI
PER AFFRONTARE L’EMERGENZA IN FAMIGLIA
Come state vivendo queste giornate di isolamento per contenere il Coronavirus? Vi capita di sentirvi smarriti nell’affrontare l’incertezza? Vi mancano riferimenti e non sapete come gestire frustrazione, ansia, stress…? Vorreste usare meglio il tempo a disposizione, ma non riuscite a creare nuove abitudini?
Oggi Calamita Educational vi segnala due importanti strumenti concreti, realizzati nell’ambito della campagna “Prefigurare il futuro: metodi e tecniche per potenziare speranza e progettualità. Emergenza Sanitaria Covid-19 / Coronavirus”, resa possibile dalla Fondazione Patrizio Paoletti, in collaborazione con il Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri e Patrocinata dall’Associazione Italiana Genitori A. Ge. APS. Abbiamo ritenuto queste iniziative davvero meritevoli a livello nazionale per il supporto specialistico che stanno offrendo in un momento di così grande smarrimento, e siamo pertanto fra i numerosi Enti che aderiscono ad esse per contribuire a diffonderle (leggi al link qui sotto il comunicato ufficiale https://www.fondazionepatriziopaoletti.org/news/1160/emergenza_coronavirus_10_passi_per_parlarne_con_tuo_figlio.html ).
NUMERO VERDE E UN VADEMECUM
Si tratta di un Vademecum denominato “Emergenza Coronavirus – I 10 Passi per parlarne con tuo figlio”, – elaborato da psicologi, pedagogisti e neuroscienziati – e una serie di video-lezioni con 10 chiavi che aiutano i genitori a gestire l’emergenza nel modo giusto con i bambini, mantenendosi lucidi e forti. In aggiunta, a partire da oggi 6 aprile, è attivo anche uno sportello telefonico di orientamento denominato: “Parlami, ti ascolto”, dedicato a genitori, anziani e adolescenti. Lo sportello è attivo il lunedì, mercoledì e sabato, dalle ore 14.00 alle ore 19.00, la chiamata è gratuita. Il numero verde cui poter chiamare è: 800-858-440.
Il Vademecum – spiega la Fondazione Paoletti -, disponibile in 6 lingue (arabo, inglese, francese, tedesco, spagnolo, ebraico) per raggiungere anche cittadini stranieri in difficoltà, è rivolto principalmente a genitori ed educatori, ma è valido per tutti. Per tenerci stimolati e allenarci costantemente a mantenere l’equilibrio, ecco in sintesi i “10 passi” studiati dall’equipe della Fondazione Paoletti, ente di ricerca no profit impegnato in campo neuroscientifico e psico-pedagogico a livello internazionale, già partner di Calamita Educational nella prima edizione del format. Se desideri iscriverti e seguire gratuitamente le video-lezioni clicca qui: http://cutt.ly/5ttX0GE
ECCO I DIECI PASSI DEL VADEMECUM:
– Primo passo: Vivi appassionatamente: ogni difficoltà è una chance.
– Secondo passo: Sei importante: sii un esempio
– Terzo passo: Scegli ciò che fa bene: stimoli e ambienti condizionano
– Quarto passo: La routine: la tua grande amica
– Quinto passo: Prima di parlare ascolta: crea sintonia
– Sesto passo: Scegli le parole giuste: le storie hanno potere
– Settimo passo: Si impara… divertendosi Insieme
– Ottimo passo: Supera il virus più pericoloso: l’ignoranza
– Nono passo: Impegnati a dire bene le cose
– Dieci: Contribuisci: diffondi questo Vademecum (per vederlo clicca sul link sotto) https://fondazionepatriziopaoletti.org/prefigurareilfuturo/
APPROFONDIMENTI UTILI
Il primo passo ci invita a cambiare il nostro modo di pensare l’emergenza, cogliendo l’opportunità educativa che essa può offrire. Spiega come noi adulti possiamo guidare i più piccoli alla scoperta delle loro migliori risorse. I momenti di crisi infatti, sono l’occasione per incontrare le proprie paure e ansie e imparare a gestirle: una capacità che sarà utile per tutta la vita.
Il secondo passo ci richiama ad essere esempio come adulti, ricordandoci che le nostre azioni influenzano moltissimo i nostri figli, più di ciò che crediamo.
Il terzo, quarto e quinto passo ci spiegano come creare le migliori condizioni per entrare in una giusta relazione con i nostri figli, agendo sia su noi stessi (come mantenere una mente calma e lucida per essere più sensibili e attenti), sia su ciò che facciamo con loro (come impostare una routine rassicurante e semplice).
Nel sesto e settimo passo gli esperti della Fondazione ci danno suggerimenti pratici per aiutare i più piccoli ad assorbire e collocare l’emergenza sanitaria in una narrazione che per loro sia di senso. Il linguaggio, ad esempio, è uno degli elementi chiave con cui tutti costruiamo i nostri modelli mentali del mondo: quello che scegliamo di usare influenza enormemente il nostro modo di rispondere alla difficoltà.
L’ottavo passo ci ricorda di stare attenti al virus più pericoloso: la discriminazione che nasce dall’ignoranza.
Il nono e decimo passo, infine, ci offrono indicazioni pratiche su come essere co-creatori del futuro che desideriamo: i nostri comportamenti, come singoli e come insieme, possono contribuire al contenimento e al superamento dell’emergenza.
Referente del progetto per Fondazione Paoletti
Tania Di Giuseppe, psicologa e responsabile del progetto “Prefigurare il futuro”
Cell. 339 4831012 – t.digiuseppe@fondazionepatriziopaoletti.org
Nei prossimi giorni vi proporremo un ulteriore approfondimento con una video intervista a Patrizio Paoletti, Presidente dell’omonima Fondazione. Nel frattempo, per leggere il vademecum e sapere come fare per vedere gratuitamente le video-lezioni tenute direttamente Patrizio Paoletti, basta andare sul sito https://www.fondazionepatriziopaoletti.org/
(R.P.)
- Pubblicato il educazione
“Siamo ottimisti!” Per affrontare il Coronavirus valorizziamo relazioni e risorse
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