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23 Marzo 2023

Categoria: educazione

Didattica parentale al tempo del Covid: una scelta originale

venerdì, 12 Febbraio 2021 da creadivaedit

Lucia Pintimalli è una mamma a tuttotondo. Con il suo ultimo nato abbarbicato al collo, il secondogenito per una mano e la prima nata, Mya, stretta nell’altra, ogni mattina accompagnava a scuola quest’ultima. Siamo nell’era pre-Covid. Ma un giorno questa normalità fu spazzata via e il resto è storia. Anche lei si è ritrovata sull’altalena della scuola fra lezioni in presenza e didattica a distanza.

Solo che lei, ad un certo punto, dall’altalena è scesa. E ha continuato per conto suo, con quella che si chiama “didattica parentale”, conosciuta anche come scuola familiare, paterna, o con i termini anglosassoni: homeschooling o home education.

I ricordi di una scuola che costringeva a lunghe ore seduta davanti ad una cattedra e un’attualità non troppo diversa, hanno certamente influito sulla scelta di Lucia. Per questo vi proponiamo la sua originale testimonianza, proprio in questo mese di febbraio che fra il 20 e il 21 vedrà svolgersi, on line ovviamente, il Festival Internazionale della Pedagogia Viva: due giorni di seminari e tavole rotonde per scoprire le possibilità disegnate dalle ricerche neuro scientifiche e da pratiche e progetti educativi innovatori. Oltre venticinque relatori italiani e internazionali: una grande panoramica sulle opportunità per migliorare l’educazione.

Ci piacerebbe fossero presi in considerazione dal Ministero dell’Istruzione in questo preciso momento storico, poiché le crisi sono per definizione (crisi deriva dal verbo greco krino = separare) segno di rottura, di cambiamento. Gli esempi, che vengono dalle diverse pratiche educative esistenti, sono davvero tanti e stanno alimentando una trasformazione virtuosa in tutto il mondo.

Perché ha scelto di ricorrere alla didattica parentale?

Sicuramente tra le proposte scolastiche del territorio, quando è arrivato il momento di iscrivere a scuola Mya, ho scelto la migliore, ma era ancora molto lontana dal mio modello ideale. Quando l’ho accompagnata in classe il primo giorno e ho visto ancora la grande cattedra al centro con i banchi di fronte in fila, mi è venuto un nodo in gola. Per fortuna l’accoglienza era gioiosa e avevo molta fiducia nelle insegnanti, che si sono rivelate bravissime.

Poi è arrivata la pandemia e la vita è cambiata per tutti…

Sì… Inutile dire che è stata stravolta e che ad ognuno è stato chiesto di fare la sua parte. A mia figlia di 7 anni è toccato il dovere di sedersi ad un banco, divisa dalla sua migliore amica da una striscia da non oltrepassare. È toccata la mascherina per tutto il giorno. È toccato rimanere a guardare la lezione, senza potervi partecipare, il giorno che per errore ho sbagliato libri da mettere nello zaino e nessuno poteva condividerli con lei. È toccato tornare a casa a confessarmi: “Mamma non possiamo più cantare se no sputacchiamo troppo, a me piaceva tanto cantare!”. Io che speravo di iscriverla in una scuola con spazi aperti e laboratori, mi trovavo ad accompagnarla in una stanza dove dover stare ferma il più possibile.

Poi è iniziata la Didattica a Distanza?

Sì… la soggezione di trovarsi davanti alla web cam e avere timore di rispondere, studiare in videoconferenza 3 ore nella stessa stanza in cui i fratelli piccoli corrono e fanno chiasso.

Non è una contestazione contro le misure adottate, credo che bambini e insegnanti abbiano fatto il massimo delle loro possibilità. Non mi sarei mai voluta trovare al posto di chi ha dovuto decidere. Ma eravamo sempre più lontani dal mio ideale di scuola…

A questo punto, da genitore, ha preso il coraggio a quattro mani e si è detta: “Io cosa faccio?”

Mi sono interrogata per mesi. Non ho dormito per giorni cercando di capire come affrontare la cosa. Prima di passare in istruzione parentale, ho anche frequentato una “scuolina” sulla spiaggia (dove non vediamo l’ora di tornare!), in cerca di conferme. Osservavo mia figlia. Quanta bellezza c’era in quel posto. Una grande fatica. Mi svegliavo all’alba per preparare zaini e pasti per tre figli e mi avviavo a 30 km da casa. Ma la felicità che vedevo nei loro occhi era impagabile. Dopo poco è arrivato il primo lockdown e la chiusura delle scuole. Quel giorno ho preso la mia decisione e ho mandato la comunicazione alla Dirigente della Scuola.

Quali novità ha portato nella sua vita, ed in quella di Mya la didattica parentale?

Ho intrapreso questo percorso con una meravigliosa compagna di viaggio, anche lei madre di tre figli. I nostri figli studiano insieme, con lei c’è una grande sintonia e i nostri figli si fanno compagnia. E questo è molto importante. La nota positiva per eccellenza è che i bambini possono viaggiare al loro ritmo, e anche noi adulti in verità: uscire di casa per essere puntuali in classe, talvolta con la pioggia, con i piccoli, non era il massimo. Scienze, geografia e matematica si possono imparare al parco, guardando e toccando con mano quello che riportano i libri scolastici. Mi sono appassionata al metodo Montessori, ai suoi strumenti tattili. I bambini hanno bisogno di fare esperienza con le mani, li aiuta molto nell’apprendimento. Ho scoperto anche le risorse del web. Ci sono insegnanti meravigliose che hanno messo il loro sapere e la loro fantasia a disposizione di tutti. E poi c’è il rapporto con i nostri figli. Siamo genitori ma siamo anche i loro insegnanti. Questo richiede mettersi in gioco, intesa, sintonia, dialogo…

Fra punti di debolezza e i punti di forza, anche se non siamo ancora a fine anno, può fare un bilancio?

Al momento il limite maggiore lo trovo nei contenimenti dovuti al Covid e nella difficoltà a trovare altre persone che abbiano fatto questa scelta. Avevamo progettato gite nei musei, nelle botteghe, nei caseifici. Ma al momento è tutto fermo. La casa è un disastro. Insomma ho messo in cantina la mia indole precisina e cerco di vivere il qui e ora. Punti di forza? Passo moltissimo tempo con loro e cerco di conciliare tutto, cercando di essere molto flessibili. Mi sono ritrovata a fare matematica anche alla fine di un bagno caldo, sfruttando il vetro offuscato dalla condensa come lavagna. Ma sto vedendo la mia bimba sbocciare. Il bilancio è positivo.

Che cosa ne  la piccola Mya?

Ascoltate qui in questo audio il suo racconto!

https://www.calamitaeducational.it/wp-content/uploads/2021/02/audio-alunna.mp3

 

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  • Pubblicato il educazione, Interviste
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A Catanzaro la Ministra Azzolina

lunedì, 13 Luglio 2020 da creadivaedit

Il tour nazionale degli Uffici Scolastici Regionali con i tavoli tecnici per acquisire informazioni e dati sulle Scuole ha portato la Ministra Lucia Azzolina anche a Catanzaro in via Lungomare 259. Ad accogliere la Ministra dell’Istruzione la direttrice dell’USR per la Calabria Maria Rita Calvosa.

TUTTI A SCUOLA A SETTEMBRE: MA
COME?
Tutti a scuola a settembre (se le condizioni dei contagi da Covid-19 rimarranno sotto controllo). Ma in che modo? Banchi “spicchio”, monoposto e collocabili anche nei corridoi, ma componibili per consentire il cooperative learning e il flipped learning; colonnine multimediali su ruote e I Pad. Tutto per garantire didattica in presenza e in sicurezza, ad un metro “statico” di distanza. Per i più piccoli (infanzia e primaria) ancora
nulla di certo, a parte il non obbligo di mascherine e l’impossibilità di praticare la DaD. Ma sugli incrementi di organico ancora nessuna fumata bianca. Si spera in consistenti riduzioni di numeri di alunni per classe (massimo 10), al posto delle “classi pollaio”.
LA SCUOLA ITALIANA VERSO L’INNOVAZIONE
Il Dicastero dell’Istruzione lavora per gettare il cuore oltre l’ostacolo e, approfittando dell’emergenza da Covid-19, prosegue (molto più speditamente che in passato) sulla via dell’innovazione nella Scuola. Tanto
ancora il lavoro da fare. Sarà un’estate “calda” per la Ministra Azzolina. Ecco le sue parole:

Le parole della Direttrice dell’Ufficio Scolastico Regionale Maria Rita Calvosa

(R. P.)
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Ritorno a scuola nel Parco? A Catanzaro è già realtà

sabato, 06 Giugno 2020 da Rosalba Paletta

Sembra proprio ispirato alla Giornata Mondiale dell’Ambiente (che ricorre il 5 giugno) e al contatto diretto con la natura, il ritorno “a scuola” di New SummerHill, polo educativo di Catanzaro guidato dalla Maestra Mena Puija, da sempre aperto alle sperimentazioni e alla pluralità dei metodi educativi.

Nella settimana in cui si celebrano a livello mondiale la sostenibilità e l’ecologia; nella settimana in cui l’Annuario dei dati ambientali dell’Ispra e il Rapporto Ambiente di Sistema fanno il punto e ci fanno sapere che nel periodo di lockdown globale il pianeta è tornato a respirare; nella settimana in cui il Veneto decide di far rientrare i suoi alunni in aula a giugno, mentre il Governo – sotto la scure degli scioperi sindacali e delle opposizioni in Aula – sembra aver deciso per il ritorno a settembre in classe con visiere (anziché mascherine) e separatori in plexiglass fra i banchi distanziati di un metro; proprio in questa settimana cruciale per le decisioni che riguardano la nostra Scuola, a Catanzaro si torna a fare lezione ma all’aperto, nella bellezza del Parco della Biodiversità, sotto il sole e seduti sui prati verdi di quello che qualcuno ha benevolmente definito il Central Park calabrese.


I beneficiari felici di questa iniziativa sono i bambini più piccoli, le fasce d’età che di più hanno patito la didattica a distanza, irrealizzabile o quasi se hai 3 anni e solo tanto desiderio in corpo di muoverti e saltare.

Calamita Educational ha incontrato la titolare della Scuola privata che ha avviato la bella sperimentazione, Maestra Mena, la cui struttura ospita in condizioni normali una sessantina di bambini da 0 a 5 anni. Oggi, fra tanti limiti, auspici e voglia di tornare alla normalità, ci racconta il periodo di lockdown e le caratteristiche della proposta per la ripartenza fatta ai genitori in più tempi, prima di arrivare alla risposta delle famiglie in questa fine “fase 2” che si appresta a diventare ormai “fase 3”.


“New SummerHill possiamo dire non si è mai fermata, se non altro come laboratorio di idee. Dopo la chiusura brusca delle porte, che ha lasciato tutti noi un po’ spiazzati, abbiamo continuato a lavorare per capire come portare avanti le nostre attività e continuare a tenere viva la relazione con i nostri bambini. Ci siamo così attivate in una sorta di didattica di emergenza, perché non credo in modo sostanziale nella “didattica a distanza” lavorando con bambini così piccoli.

Quali limiti hai riscontrato, Maestra Mena, con i bambini di questa fascia d’età proponendo la Dad?

Premetto che la tecnologia ci è certamente venuta molto incontro in questo periodo, è stata uno strumento molto valido, che ci ha spinto a metterci alla prova con nuove abilità: questo è  un fatto positivo. I bambini sono naturalmente aperti al nuovo, quindi hanno accolto con entusiasmo dal principio questa novità, questo passaggio da attività di tipo analogico ad attività di tipo digitale. Un passaggio non semplice per i nostri bambini, abituati al pensiero lungo. Ma lo hanno fatto, accogliendo appunto con entusiasmo le prime proposte che di volta in volta abbiamo preparato per loro, in modo originale, pensato, dedicato, mai prendendo materiali già pronti e disponibili su internet in abbondanza, ma contenuti elaborati da noi apposta per loro, con le nostre canzoni, le nostre attività, i nostri volti, riproposti per loro con un nuovo strumento multimediale.

Un approccio in parte positivo, quindi, per bambini di età inferiore a 6 anni, ma con numerosi limiti, come gli ambienti educativi hanno da più parti evidenziato?

Sì, possiamo dire così, nell’immediato positivo, ma non sui tempi lunghi. Dalla nostra sperimentazione abbiamo imparato che questa modalità, questo approccio, pur avendo riscosso iniziale entusiasmo e interesse, ha avuto un successo breve. E questo è accaduto per diversi fattori, in primis perché il messaggio è stato sempre mediato dal genitore, cosa che non avviene quando il bambino è affidato a noi nelle ore scolastiche. In questa modalità arrivare al bambino è un po’ più complicato. Noi abbiamo proposto all’intera comunità le attività di sempre: parlare, cantare, ascoltare, abbiamo proposto il nostro “Cerchio della meraviglia”, ma con grandi difficoltà, perché il mezzo non aiuta certe forme di comunicazione basate sul dibattito, sul dialogo, ma anche sul linguaggio del corpo, dell’empatia.

C’è un aneddoto in particolare che testimonia questa difficoltà?

Premetto che io ho sempre consigliato alle mamme di non consegnare direttamente in mano ai bambini tablet o cellulari, che avrebbero creato la condizione per essere sottoposti in modo passivo a ulteriori contenuti, ma di far vedere loro sempre negli schermi grandi del televisore i nostri video. Finché siamo riusciti con le proposte a sollevare la loro memoria emozionale, a rievocare quello che si faceva a scuola è andata bene. Ad un certo punto è mancato però proprio quello che dicevamo prima: l’interazione, lo scambio. I bambini non sentendosi ascoltati sempre in maniera interattiva, hanno cominciato a rimanere male, a non percepire la reciprocità del confronto, a cui sono da sempre abituati nelle nostre classi, dicendo alle mamme: “Mamma ma perché la maestra non mi ascolta?”, “Mamma la maestra non mi risponde!”.

Chiaramente il sintomo del bisogno di un contatto diretto. Che cosa è successo a questo punto?

Abbiamo cominciato a immaginare una riapertura reale, in presenza, per rispondere alle esigenze dei bambini, principalmente, e anche delle famiglie, bisognose di supporto nella gestione dei figli con il ritorno quasi normale alla vita lavorativa. Il tutto secondo le nuove norme anti-Covid: orari di ingresso scaglionati e distanziamento in ingresso e uscita; sanificazione degli ambienti; contatti limitati al minimo; niente mensa, asciugamani usa e getta … le abbiamo pensate tutte, ma anche lì non sono mancate le difficoltà. Ancora troppi timori, dubbi e anche costi necessari ma poco vantaggiosi per riuscire a garantire almeno il rapporto di 1 educatore ogni 3 bambini da 0/3 anni; e di 1 a 5 per i bambini da 3/5 anni. Per ciò abbiamo optato per proposte all’aria aperta, che anche in virtù dell’arrivo del caldo, sono state bene accolte e ci hanno consentito di offrire belle opportunità di svago e divertimento, in condizioni di benessere e sicurezza ben gestibili. 

Com’è andata? Come è stato il “ritorno ai bambini”?

Decisamente emozionante… meraviglioso… pieno!!! Le mattinate proposte sia al Parco Li Comuni, sia al Parco delle Biodiversità, realtà naturalistiche splendide che Catanzaro ci offre, sono stimolanti, ricche, gioiose. Si respira il desiderio di stare insieme. I Rangers del Parco si sono avvicinati ai bambini più volte, incuriositi e partecipi, e si sono complimentati, definendoci un “modello per tutti”, il ché non può che renderci orgogliosi. Abbiamo ripreso con le nostre lezioni di “Happy English”, abbiamo ritrovato i nostri amici personaggi… e se anche la realtà ancora ci impone regole e prudenza, possiamo dire con certezza che è possibile tornare a stare bene insieme. 

(R.P.)

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Sei mamma? Ecco l’undicesima competenza… di cui non puoi fare a meno

lunedì, 01 Giugno 2020 da Rosalba Paletta

Quante competenze richiede l’essere mamma, oggi, in questo momento post emergenza, dopo due mesi di lockdown? Abbiamo provato con la simpatica collaborazione di alcune mamme nostre lettrici e dei loro figli a stilare un rapido, e certamente non esaustivo, elenco. Dieci competenze preziose sono risultate ormai irrinunciabili, più una. L’undicesima: e anche per questa abbiamo una indicazione preziosa per te.

  • Bisogna sapere cucinare e fare i dolci, i lavoretti manuali e il bricolage! (mamma Rossella)
  • Bisogna saper giocare a pallone, nascondino e strega comanda colore e, soprattutto, bisogna saper trovare ogni giorno il tempo per farlo almeno per un’ora! (mamma Gloria)
  • Bisogna saper fare la maestra di matematica, italiano, geografia, arte, musica eccetera eccetera …e danza! (mamma Angela)
  • Bisogna saperne di informatica, e se non lo sai devi saper imparare velocemente e senza perdere la pazienza altrimenti non possiamo fare i compiti! (mamma Stefania)
  • Bisogna saper allattare! (mamma Federica)
  • Bisogna non arrabbiarsi se le scarpe dei bambini restano sparse per casa incastrate sotto il divano, le ciabatte sotto le poltrone, le matite spariscono sotto i tavoli e i trucioli di gomma fra le pieghe dei cuscini! (mamma Barbara)
  • Bisogna non perdere la calma se la connessione della piattaforma salta all’improvviso mentre stai caricando la trentaduesima foto del compito di geografia, e sei al quarto tentativo! (mamma Francesca)
  • Bisogna saper preparare la cena e gli slime glitterati contemporaneamente senza scambiare gli ingredienti!!! (mamma Roberta)
  • Bisogna saper trovare quaderno, libro, matita, temperino, gomma, penna rossa e penna blu cancellabili prima che parta il collegamento con la classe per la lezione di matematica, e raggiungere la cucina in tempo reale se in cameretta oggi non arriva il segnale! (mamma Gloria)
  • Bisogna saper rispondere al cellulare se il tuo direttore ti chiama, senza dare l’impressione di essere ai fornelli e senza far sentire la voce della maestra di tuo figlio in video-lezione … visto che stamattina le cuffie hanno smesso di funzionare! (mamma Silvia)

FLESSIBILITA’, CREATIVITA’, ADATTABILITA’ E …

Come ve la siete cavata con le innumerevoli prove che certamente vi accomunano alle mamme che hanno partecipato a questo piccolo sondaggio? Se state annuendo, o magari ridendo alla fine di questo elenco “corale”, va già molto bene, perché il tema può richiedere auto-ironia e leggerezza. Allo stesso tempo, dopo aver condiviso una condizione diffusa, vorremmo soffermarci su ciò che da più mamme e non solo, viene manifestato anche come disagio da adattamento allo stress di questi mesi. Perché se è vero che gli eventi esterni che ci siamo ritrovati repentinamente a dover fronteggiare, ci hanno messo alla prova e siamo sopravvissuti nel miglior modo possibile, è comprensibile anche ci abbiano lasciato spesso in una condizione di stress, insoddisfazione o frustrazione.

Una cosa l’abbiamo imparata di certo: viviamo in un mondo che sempre più ci chiamerà a gestire cambiamenti rapidi, eventi imprevisti e situazioni nuove e complesse. E sempre più lo chiederà ai nostri figli, in famiglia e fuori, chiamando in causa l’uso di competenze non solo scolastiche, ma anche e soprattutto intime, emotive e relazionali. Nella consapevolezza di essere sempre dei modelli di riferimento per loro (come sa bene chi ci ha seguito nel percorso in Dieci passi alla scoperta del Vademecum su come affrontare il Coronavirus con i figli della Fondazione Patrizio Paoletti), vogliamo davvero che l’ultima parola che possiamo testimoniare loro sia stress? Che l’ultima emozione rimasta in noi sia ansia? Che l’ultima sensazione assaporata sia quella del peso e della pressione delle cose da fare?


LA LEGGENDA DEI DUE LUPI

Ci viene in mente una bellissima leggenda, quella dei “Due Lupi”. In questo antichissimo racconto dei popoli nativi d’America si narra: “Un giorno, un nonno e suo nipote si fermarono a guardare il tramonto. Il bimbo chiese: “Nonno perché gli uomini combattono?”. Il vecchio, con voce calma, gli rispose: “Ogni uomo, prima o poi, è chiamato a farlo. Per ogni uomo c’è sempre una battaglia che avviene fra i due lupi”. “Quali lupi nonno?” chiese il bambino. “Quelli che ogni uomo porta dentro di sé: uno è nero e vive di frustrazione, tristezza, gelosia, ansia, risentimento, preoccupazione, orgoglio, bugia ed egoismo. L’altro è il lupo bianco e vive di pace, amore, serenità, speranza, gioia, generosità, compassione, umiltà e fede”. Il bambino rimase dapprima a pensare, poi fece la domanda fatidica: “E quale lupo vince?” Il vecchio Cherokee si girò a guardarlo e rispose: “Saranno sempre in lotta fra loro, ma volta dopo volta, vincerà quello che nutri di più”.


QUALE “LUPO” STIAMO NUTRENDO IN NOI?

Dai tempi degli Indiani d’America ad oggi, qualunque sia l’evento esterno che sollecita e nutre in noi uno dei “due lupi”, la nostra risposta può essere tanto semplice e fondamentale, quanto apparentemente difficile da trovare, se non l’avremo ben alimentata e tenuta presente. Ora che l’emergenza sembra essere superata, come ripartire, dunque? Oltre a tutte quelle che avete acquisito sul campo meritando una medaglia al valore, una undicesima, ma primaria competenza potrà fare la differenza: e si chiama capacità di fare silenzio. Ricordiamoci prima di tutto che in noi, genitori e non, è sempre in atto una battaglia, antica come il mondo. E per ogni “battaglia”, c’è una possibilità, una scelta fondamentale, che poi è un’arte, una disciplina da apprendere, capace di creare “uno spazio” fra noi e ciò che succede fuori di noi, come un “cuscinetto”, per decidere, lontano dalla pressione esterna, quale dei “due lupi” che ci abitano debba prendere la parola.


L’UNDICESIMA MA PRIMARIA COMPETENZA: L’ARTE DELLA MEDITAZIONE 

Si tratta dell’antica arte della meditazione. Quest’arte viene praticata, raccomandata e consigliata da molti ormai: dai grandi manager, agli astronauti, a uomini di pace, neuroscienziati, medici, politici, professionisti e, per arrivare a noi, educatori e pedagogisti. Il Dalai Lama afferma che “se venisse insegnata ai bambini fin dalla tenera età, dal mondo sparirebbero tutte le guerre nell’arco di una generazione”. Se avete già contezza dei suoi benefici, certamente comprenderete l’importanza in questo momento e in futuro della sua diffusione. Se invece ancora non vi siete mai confrontati con questa pratica, vi consigliamo di iscrivervi a questo LINK ad un Corso gratuito di 12 lezioni tenute da Patrizio Paoletti, Presidente della Fondazione omonima. Accanto al sano divertimento al tavolo del bricolage; ai giochi in salotto, nel parco o in spiaggia ora che sarà di nuovo possibile; ai bei momenti in cucina impastando pizzette, biscotti e crostate; al sereno sfogliare insieme un bel libro per le vacanze… ricordate di scegliere un momento nel vostro quotidiano per nutrire, in silenzio, “le emozioni del lupo bianco”, a tutto vantaggio vostro e dei vostri figli. E… fateci sapere com’è andata.

(Immagine in copertina LINK)

(R.P.)

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A Catanzaro “didattica della vicinanza”: racconto di una maestra che unisce social, mente e cuore

giovedì, 14 Maggio 2020 da Rosalba Paletta

“Il verbo leggere non sopporta l’imperativo” diceva Gianni Rodari. E la Scuola si sforza di tenere alto questo motto. Così le sue “Favole al telefono” insieme a molte altre si fanno spazio anche in queste giornate stravolte dal Coronavirus e diventano una bella occasione per superare l’isolamento sociale. L’intimità familiare e con essa uno dei suoi momenti simbolo, quello della buonanotte, in queste settimane critiche si sono aperti in un abbraccio allargato fra maestre, bambini e genitori.

E’ successo a Catanzaro, nell’Istituto Comprensivo Patari-Rodari retto dalla Dirigente Anna Maria Rotella, con i bambini delle classi prime, dove ha preso vita una iniziativa di grande spessore culturale, pedagogico e scolastico, come risposta al distanziamento fisico, ma non per forza emotivo e psicologico. IL’iniziativa prevede una lettura quotidiana, a scelta di mamme e bambini, da inviare ai compagni di classe via whatsapp, o tramite il canale YouTube “Le Favole di Gianni Rodari”.


Una coccola, un abbraccio. Come lo definisce la maestra Maruska Mauro, che ha lanciato l’idea, seguita dalle colleghe Arianna Colonnese, Antonella Perri, Maria Luisa Fabiano, Rosita Mirante, Monica Luise, Rosita Parisi, Caterina Voci, Emanuela Costantino, Teresa Fanara, Giovanna Scarpino, Alma Rao, Angela Cantafio, dalla Presidente d’Istituto Rossana Neri e anche da alcuni docenti dell’Istituto Comprensivo che hanno contribuito con una lettura, essendosi innamorati dell’idea. E prima ancora dalla stessa Dirigente Rotella, che ha accettato di buon grado di leggere in pigiama “Il gambero” per i suoi piccoli alunni. Del resto, il suo messaggio di auguri in occasione della Pasqua aveva commosso l’intera comunità scolastica: “State sereni –  aveva detto in un video messaggio – . Di programmi riparleremo a settembre. Proseguiamo con le attività senza preoccupazioni. Adesso i bambini impareranno la scienza della vita!”. E in questo solco si è proseguito. Perché più che di grammatica, regole e programmi tradizionali, i bambini a questa età ed in un momento così particolare hanno bisogno di comunicare, di essere rassicurati, di sentirsi emotivamente in contatto con il mondo, i loro amici, i loro insegnanti.


A raccontare a Calamita Educational come è nata l’iniziativa e soprattutto come inaspettatamente sta crescendo, è la stessa Maestra Mauro, alla quale abbiamo chiesto anzitutto come sta?

Adesso bene, bene, grazie! Dopo l’iniziale spaesamento, senso di smarrimento, stordimento, condiviso con le mie colleghe, ora posso dire di aver trovato un nuovo equilibrio, certamente facilitato e consentito dagli strumenti di comunicazione, da telefono, video chiamate, whatsapp. E’ stato un percorso, che ancora non può certo dirsi concluso, fatto tutti insieme, scuola e famiglie.

Scuola – Famiglia: Gianni Rodari avrebbe parlato di “binomio fantastico”. Come ha vissuto e come ci racconta questa relazione, da sempre centrale nella crescita dei bambini e dei giovani, ma non sempre semplice e costruttivo?

Una relazione speciale e preziosa, che io ho trovato migliorata, cresciuta, più interconnessa: in questi mesi abbiamo lavorato fianco a fianco con le famiglie, addirittura noi maestre siamo entrate nei gruppi whatsapp delle mamme, per stare loro più vicine, per comprendere meglio esigenze, criticità, bisogni. A 52 anni posso dire di essere stata, talvolta, più coinvolta e intenerita dalle reazioni di alcune mamme, che da quelle dei nostri bambini. Sono nati dei rapporti speciali, di vicinanza, supporto, reciprocità, con tanta voglia di costruire relazione, ascolto. C’è stato quasi uno scambio di ruoli. Le mamme sono diventate un po’ maestre, e noi maestre siamo diventate un po’ mamme.

Un grande valore quello costruito, dunque. Se dovesse trovare una parola d’ordine per definire questo momento che sta vivendo, da insegnante, quale sceglierebbe?

Certamente la parola “flessibilità”, è in essa che ho trovato nuovo slancio e motivazione. Ho vissuto un momento di grandi interrogativi sul mio ruolo di maestra. “A che cosa può servire la lezione cattedratica in questo momento ai miei bambini?”. La vita li porterà da sé ad apprendere in modo meccanico la regola della maiuscola dopo il punto, ad esempio. “Che cosa non può davvero mancare in questo momento ai nostri bambini?”.

Ed è qui che entra in gioco la favola, come risposta a simili domande, per trasmettere stimoli, ma anche vicinanza ai bambini, vero?

Sì. Ci siamo confrontate molto fra colleghe e con la Preside Rotella, alla ricerca di soluzioni possibili, per continuare a realizzare “atti educativi e formativi forti”, capaci di coinvolgere la testa e il cuore. Lavoriamo da sempre con Rodari, la nostra scuola è tappezzata di murales dedicati a lui, grazie ad un progetto intitolato “Inna-muriamoci” realizzato negli anni passati. Questo anno in particolare era per noi dedicato naturalmente alla valorizzazione della sua Opera, ricorrendo il centenario dalla sua nascita. Le mamme ricorderanno che i bambini sono stati accolti il primo giorno di scuola dalle Maestre che indossavano magliette bianche con sopra scritte alcune delle frasi più belle e significative del grande autore per l’infanzia, capacissimo di arrivare con l’uso della parola al cuore e alla mente. E’ stato ed è un “Principe della parola”, come mi ha detto un mio alunno in prima, che lo ha disegnato su un cavallo bianco con il mantello, cavalcare nel “Regno di Fantasia”. Abbiamo deciso di continuare a lavorare sulla valorizzazione della sua opera anche a distanza. Ed è stata la favola che ci ha guidato fino ai bambini, fin nelle loro case, dalle loro mamme, in un bisogno diffuso di vivere la comunità educante, di relazione e vicinanza.

Come è stato entrare nelle case a cavallo delle “Favole al telefono”, titolo di una delle più famose e premiate sue opere, che per un casuale ma efficace gioco di parole appare particolarmente adatto al momento?

I bambini lo hanno accolto come un amico, perché lo conoscevano già. E la cosa più bella, e interessante dal punto di vista didattico per noi insegnanti, è stato che i bambini non hanno mai vissuto questo momento della lettura della favola come un compito. Del resto, come ricordava lei all’inizio, “Leggere è un verbo che non sopporta l’imperativo!”. Non è stato come entrare a gamba tesa nell’intimità familiare, ma come aprire le porte ad un amico, a cuore aperto! Il messaggio più importante che è passato è stato questo. Le prime favole sono state raccontate in pigiama dalle maestre, dalla nostra Preside, dal caro amico di ogni catanzarese Enzo Colacino. Poi l’idea ha contagiato i genitori, le mamme e anche qualche papà. Ogni volta i bambini danno sfogo alla loro fantasia… Sta andando avanti tutt’ora e adesso pensiamo di coinvolgere anche i nonni, perché loro sono fra quelli che più di tutti patiscono l’impossibilità di abbracciare i nipotini. 

A proposito di nonni, qualche giorno fa, uno dei decani del giornalismo italiano, oggi ultracentenario, Sergio Lepri, chiacchierando con il Ministro dell’Innovazione Pisano, ha affermato: “Questi strumenti ci danno una grandissima opportunità per comunicare, usiamoli bene. L’importante è sentirsi amici!”. Un’affermazione che ci impone di considerare gli “schermi piatti” nostri alleati, a patto di riempierli di umanità?

Sono strumenti particolari, che rischiano di lasciare indietro molti, anche nella scuola, se non vengono usati correttamente. Sono preziosi, ma possiamo fare affidamento su di essi fino alla curva: poi torno a dire c’è bisogno di mettere in campo mente e cuore, e questo è possibile anche a distanza, ma senza dimenticare che la relazione con gli studenti – di qualsiasi età – è sempre un fatto personale, individuale. Solo così si arriva a tutti! Non possiamo ragionare per la maggioranza della classe, abbiamo il dovere di pensare a tutti.

Non tutte le situazioni sono uguali: dal suo angolo visuale, con quali diversità e difficoltà si è confrontata?

All’inizio avrei voluto essere una farfalla, per essere nelle case dei bambini. Abbiamo avvertito e conosciuto tante situazioni differenti, con caratteristiche e criticità diverse. Bambini figli di operatori sanitari, medici, personale dei supermercati, già molto provati emotivamente perché non potevano riabbracciare le mamme o i papà alla sera al rientro da giornate lavorative anche molto stressanti. Ci siamo confrontati con mamme e papà impegnati con lo smart working, impossibilitati a seguire i loro bambini con i compiti. E ogni bambino ha reagito in modo differente allo stare in casa, a proprio modo, come è giusto che sia. Abbiamo dovuto mettere in campo tutta la nostra esperienza, alla ricerca della soluzione per comunicare davvero con un bambino, con le mamme. Magari ci sentiamo più volte al giorno, o facciamo lezione al telefono perché ci sono bambini che non hanno il computer, o che non hanno whatsapp, e anche se la scuola manda il Pc o il tablet, non è detto che ci sia la rete, e che lo si sappia, o si possa utilizzare. Ripeto che la didattica, anche e ancor di più a distanza, rimane un fatto individuale.

La Scuola ha dato prova, fra difficoltà oggettive, di reggere il peso di un Paese in emergenza. Da insegnante, il ruolo complesso richiesto oggi può essere svolto tramite la “didattica a distanza” secondo lei?

Io voglio rompere gli schemi con questa risposta, perché posso dire che noi abbiamo realizzato la “didattica della vicinanza”, magari non dormendo la notte per quel problema, per quella difficoltà. Mi rendo conto di lavorare cento, per ottenere dieci: nuovi programmi sui computer, nuovi metodi, nuove sfide… Ma sono certa che potremo dire di aver superato la prova insieme ai nostri bambini, se avremo dato il massimo. Ci sono dei limiti, certamente, sui quali tocca lavorare molto, ma è possibile.

Notizie di queste ore ormai definitive: la scuola riaprirà a settembre con modalità ancora incerte. Cosa pensa se guarda al futuro?

Io sono molto ottimista e fiduciosa. Se lei mi chiede come saranno i bambini a settembre, io le rispondo che saranno cresciuti, più forti, più maturi. Questo “laboratorio” ha messo a dura prova tutti noi, ma possiamo uscirne più forti. Io stessa ho fatto cose che non avrei mai fatto se non fossi stata costretta dalla pandemia. Ma questo ci chiede il nostro mestiere: e torno alla flessibilità, che fa il paio con la creatività, che va nutrita, coltivata in ogni direzione, perché il mio, il nostro obiettivo, è e rimane il bambino, che deve poter diventare quel che è lui, non ciò che dice la maestra.

Appuntamento per tutti, quindi, sul canale YouTube dedicato alle favole di Gianni Rodari?

Sì, ci vediamo nel Regno di Fantasia, dove ogni cosa è possibile! 

Se volete ascoltarle anche voi ecco il link:  https://www.youtube.com/channel/UCy_0S_HhcHOJSuMztGxs3qg

(Rosalba Paletta)

 

 

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Giornata della risata: uno strumento per imparare meglio … a scuola e nella vita. Parola di Gianni Rodari

domenica, 03 Maggio 2020 da Rosalba Paletta

“Vale la pena che un bambino impari piangendo, quello che può imparare ridendo? Se si mettessero insieme le lagrime versate nei cinque Continenti per colpa degli errori di ortografia, si otterrebbe una cascata da sfruttare per la produzione dell’energia elettrica”. Partiamo da questa citazione di Gianni Rodari per augurare a tutti una buona Giornata della risata, che si celebra proprio il 3 maggio. E come sempre accade con le giornate simbolo, anche questa può essere opportunità per tutti per riflettere.

Quella che potrebbe sembrare una semplice frase, se letta attentamente è in realtà un manifesto pedagogico di pensiero positivo e costruttivo. In questo anno così particolare stiamo spesso prendendo in prestito le parole del grande poeta, intellettuale e Maestro di Omegna, di cui celebriamo il Centenario della nascita nel 2020. E lo facciamo sia perché non vogliamo perdere occasione per ricordare Rodari e continuare a valorizzare l’importanza del suo messaggio; sia perché ogni occasione è buona per riconsiderare l’ampiezza dei contenuti della sua Opera, che svela la visione del Mondo e dei bambini di un autore sempre al passo con i tempi, anche 40 anni dopo la sua prematura scomparsa.

 


UN MANIFESTO PEDAGOGICO

Un messaggio importante e di ampie vedute, perché aveva davanti e alle spalle una scuola di righe e frustini; di pareti grigie e grembiuli scuri; di ceci, fagioli e facce al muro. Eppure Rodari intravedeva già allora che non c’èra motivo per cui si dovesse imporre ai più piccoli di “imparare piangendo, ciò che si può imparare ridendo”. Le scienze psico-pedagogiche hanno poi effettivamente dimostrato che quegli approcci molto diffusi in passato e sempre meno al giorno d’oggi, anche se ancora non completamente abbandonati, non solo non sono utili, ma sono dannosi, perché agiscono non soltanto sul profitto, ma in profondità, sull’autostima dei giovani e dei piccoli. Il motivo è semplice. Quando parliamo di educazione dobbiamo avere in mente un approccio positivo e costruttivo, capace di guardare alla costruzione dell’intera personalità del bambino che abbiamo davanti con gradualità, non al mero profitto del momento e all’obiettivo di breve periodo. Un rapporto che giudichi, ferisca, deluda, lasci infelice un bambino (o un ragazzo) non consentirà di fare strada lunga al lavoro degli educatori. Calamita Educational – ci fa piacere ricordarlo ogni volta che è possibile – ha fatto di questo pensiero una ragione fondante della sua esistenza, come si comprende bene fin dal nome: le calamite si attraggono, oppure non funzionano. Così è per la relazione educativa: se non si riesce a innescare magnetismo, condizione propria delle relazioni empatiche, non c’è possibilità di attrazione.


PERCHE’ IMPARARE RIDENDO

In sintesi potremmo dire che alla base della bella indicazione sulla bontà dell’ “imparare ridendo” di Gianni Rodari, ci sono 4 pilastri della pedagogia e delle neuroscienze, che potremmo sintetizzare così:

– Il bambino che abbiamo davanti è portatore di diritti suoi propri che dobbiamo rispettare, senza sovrastare né ignorare, come sancito nella Convenzione Internazionale dei Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza

– Avere chiari gli obiettivi di lungo periodo del percorso di crescita, considerando e rispettando i passi intermedi da compiere nel rispetto della personalità, dei tempi e dei modi più consoni al piccolo individuo unico e irripetibile che abbiamo davanti

– Cercare di essere stabili e sicuri punti di riferimento, testimoniando accoglienza, ragionevolezza e fermezza nel recepire istanze e domande, adeguate ai punti di vista e all’età, possibilmente anche diversi dai nostri, fornendo sempre spiegazioni gentili, chiare e aperte

– Preferire sempre punti di vista, opzioni e soluzioni positive a quelli punitivi: il risultato è medesimo nel mostrare la via da intraprendere, ma se lo facciamo positivamente rafforziamo il piacere di trovare una buona soluzione, nutriamo il legame di collaborazione, incoraggiamo la capacità di cercare soluzioni anche in maniera autonoma. Se invece se lo facciamo punendo lasciamo frustrazione nell’altro e scoraggiamento nel tentare di nuovo e da soli la prossima volta.

Recentemente, abbiamo parlato di quanto sia importante “imparare divertendosi” con Patrizio Paoletti, mentore, motivatore, coach, uomo di pace, Presidente della Fondazione omonima, impegnata nella ricerca e nella diffusione di buone pratiche educative, capaci di migliorare le relazioni in famiglia e nella scuola. Oggi la Fondazione Paoletti ha realizzato un importante Vademecum per gestire l’emergenza CoronaVirus e ha dedicato un passo importante al divertimento, su basi neuroscientifiche. Se ti interessa leggere questo punto di vista sul tema, leggi anche questo nostro articolo:

Divertimento e altro per gli ultimi tre passi del Vademecum con Patrizio Paoletti. Da oggi on line le repliche delle video-lezioni gratuite

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Oggi 40 anni fa moriva Gianni Rodari, autore per bambini e adulti… con “orecchio acerbo”

martedì, 14 Aprile 2020 da Rosalba Paletta

Il 14 aprile del 1980 moriva a Roma Gianni Rodari, grande Maestro, intellettuale, giornalista e scrittore. Un autore che ha lasciato un segno profondo sulle pagine della Cultura italiana, della stampa, della narrativa e dei libri di scuola. Non da sempre e non da tutti conosciuto e riconosciuto per il ruolo fondamentale che ebbe, invece, nell’inaugurare e capovolgere le modalità e gli usi della parola; la fiducia con la quale guardare al suo potere nella quotidianità.


“Tutti gli usi della parola a tutti – scriveva – : mi sembra un buon motto, dal bel suono democratico. Non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo”. E’ una delle sue più celebri frasi, nella quale la sua poetica dell’immaginazione, da lui stesso teorizzata e chiamata “Fantastica”, irrompeva nella vita di ogni giorno, nelle aule, fra i Maestri, suoi colleghi, con i quali si confrontava e per i quali teneva corsi di aggiornamento, scriveva articoli; fra i Genitori dell’epoca, dei quali promuoveva un ruolo più forte, consapevole, innovatore nei riguardi dei loro figli; fra i Giornalisti, con i quali operava a stretto contatto, da collega e direttore, e ai quali la sua intelligente e visionaria azione pedagogica e critica fu sempre chiarissima.


Chi, credendo di sminuirne – forse – la portata, lo ha definito solo autore per ragazzi, trascura certamente il fatto che ogni bambino diventerà adulto, prima o poi, e se avrà letto Gianni Rodari, certamente non considererà la realtà come qualcosa di immutabile, data una volta per tutte. Anzi, prenderà a osservarla, a scrutarla e lascerà che nella sua testa e fra le mani, prendano forma buone idee e azioni per cambiarla e migliorarla.


Perché per Rodari la realtà altro non era che un gioco, un gioco di parole, fatto di incastri e disincastri, che con l’immaginazione poteva cambiare volto per davvero. Bastava conservare, anche da adulti, “l’orecchio acerbo”, come amava dire lui. Per questo, a quanti ancora oggi, che ricorrono sessant’anni dalla sua morte, per giunta nell’anno in cui l’Italia ed il Mondo celebrano il Centenario della sua nascita, a quanti – dicevamo – continuano a chiedersi se Rodari fosse un autore per l’infanzia o per tutti, ci piace rispondere che Rodari è proprio per tutti. Per tutti quegli adulti che hanno mantenuto un “orecchio verde” e che interpretano il loro ruolo sulla scena della vita (il teatro, altro grande tema caro al nostro Gianni) scegliendo per i bambini che ancora vivono in loro, oppure al loro fianco, le filastrocche e le favole di Gianni Rodari, per accompagnare le giornate, o augurare la buona notte. Come questa dal titolo: “Un signore maturo con un orecchio acerbo”, che vi proponiamo oggi, al tempo del Coronavirus, in cui farsi domande può essere una buona cosa, e soprattutto può esserla prestare “orecchie acerbe” alle risposte.


Un signore maturo con un orecchio acerbo

Un giorno sul diretto Capranica-Viterbo
vidi salire un uomo con un orecchio acerbo.

Non era tanto giovane, anzi, era maturato
tutto, tranne l’orecchio, che acerbo era restato.

Cambiai subito posto per essergli vicino
e potermi studiare il fenomeno per benino.

Signore, gli dissi dunque, lei ha una certa età
di quell’orecchio verde che cosa se ne fa?

Rispose gentilmente: – Dica pure che sono vecchio,
di giovane mi è rimasto soltanto quest’orecchio.

È un orecchio bambino, mi serve per capire
le voci che i grandi non stanno mai a sentire:

ascolto quello che dicono gli alberi, gli uccelli,
le nuvole che passano, i sassi, i ruscelli,

capisco anche i bambini quando dicono cose
che a un orecchio maturo sembrano misteriose…

Così disse il signore con un orecchio acerbo
quel giorno, sul diretto Capranica-Viterbo.
                                                                            (Gianni Rodari)

Gianni Rodari
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Covid19: Attivo da oggi lo sportello “Parlami ti ascolto”, accanto al Vademecum “Dieci passi per parlarne con tuo figlio”

lunedì, 06 Aprile 2020 da Rosalba Paletta

PER VOI STRUMENTI CONCRETI E GRATUITI

PER AFFRONTARE L’EMERGENZA IN FAMIGLIA

 

Come state vivendo queste giornate di isolamento per contenere il Coronavirus? Vi capita di sentirvi smarriti nell’affrontare l’incertezza? Vi mancano riferimenti e non sapete come gestire frustrazione, ansia, stress…? Vorreste usare meglio il tempo a disposizione, ma non riuscite a creare nuove abitudini?

Oggi Calamita Educational vi segnala due importanti strumenti concreti, realizzati nell’ambito della campagna “Prefigurare il futuro: metodi e tecniche per potenziare speranza e progettualità. Emergenza Sanitaria Covid-19 / Coronavirus”, resa possibile dalla Fondazione Patrizio Paoletti, in collaborazione con il Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri e Patrocinata dall’Associazione Italiana Genitori A. Ge. APS. Abbiamo ritenuto queste iniziative davvero meritevoli a livello nazionale per il supporto specialistico che stanno offrendo in un momento di così grande smarrimento, e siamo pertanto fra i numerosi Enti che aderiscono ad esse per contribuire a diffonderle (leggi al link qui sotto il comunicato ufficiale https://www.fondazionepatriziopaoletti.org/news/1160/emergenza_coronavirus_10_passi_per_parlarne_con_tuo_figlio.html ).


NUMERO VERDE E UN VADEMECUM

Si tratta di un Vademecum denominato “Emergenza Coronavirus – I 10 Passi per parlarne con tuo figlio”, – elaborato da psicologi, pedagogisti e neuroscienziati – e una serie di video-lezioni con 10 chiavi che aiutano i genitori a gestire l’emergenza nel modo giusto con i bambini, mantenendosi lucidi e forti. In aggiunta, a partire da oggi 6 aprile, è attivo anche uno sportello telefonico di orientamento denominato: “Parlami, ti ascolto”, dedicato a genitori, anziani e adolescenti. Lo sportello è attivo il lunedì, mercoledì e sabato, dalle ore 14.00 alle ore 19.00, la chiamata è gratuita. Il numero verde cui poter chiamare è: 800-858-440.

Il Vademecum – spiega la Fondazione Paoletti -, disponibile in 6 lingue (arabo, inglese, francese, tedesco, spagnolo, ebraico) per raggiungere anche cittadini stranieri in difficoltà, è rivolto principalmente a genitori ed educatori, ma è valido per tutti. Per tenerci stimolati e allenarci costantemente a mantenere l’equilibrio, ecco in sintesi i “10 passi” studiati dall’equipe della Fondazione Paoletti, ente di ricerca no profit impegnato in campo neuroscientifico e psico-pedagogico a livello internazionale, già partner di Calamita Educational nella prima edizione del format. Se desideri iscriverti e seguire gratuitamente le video-lezioni clicca qui: http://cutt.ly/5ttX0GE


ECCO I DIECI PASSI DEL VADEMECUM: 

– Primo passo: Vivi appassionatamente: ogni difficoltà è una chance.

– Secondo passo: Sei importante: sii un esempio

– Terzo passo: Scegli ciò che fa bene: stimoli e ambienti condizionano

– Quarto passo: La routine: la tua grande amica

– Quinto passo: Prima di parlare ascolta: crea sintonia

– Sesto passo: Scegli le parole giuste: le storie hanno potere

– Settimo passo: Si impara… divertendosi Insieme

– Ottimo passo: Supera il virus più pericoloso: l’ignoranza

– Nono passo: Impegnati a dire bene le cose

– Dieci: Contribuisci: diffondi questo Vademecum (per vederlo clicca sul link sotto) https://fondazionepatriziopaoletti.org/prefigurareilfuturo/


APPROFONDIMENTI UTILI

Il primo passo ci invita a cambiare il nostro modo di pensare l’emergenza, cogliendo l’opportunità educativa che essa può offrire. Spiega come noi adulti possiamo guidare i più piccoli alla scoperta delle loro migliori risorse. I momenti di crisi infatti, sono l’occasione per incontrare le proprie paure e ansie e imparare a gestirle: una capacità che sarà utile per tutta la vita.

Il secondo passo ci richiama ad essere esempio come adulti, ricordandoci che le nostre azioni influenzano moltissimo i nostri figli, più di ciò che crediamo.

Il terzo, quarto e quinto passo ci spiegano come creare le migliori condizioni per entrare in una giusta relazione con i nostri figli, agendo sia su noi stessi (come mantenere una mente calma e lucida per essere più sensibili e attenti), sia su ciò che facciamo con loro (come impostare una routine rassicurante e semplice).

Nel sesto e settimo passo gli esperti della Fondazione ci danno suggerimenti pratici per aiutare i più piccoli ad assorbire e collocare l’emergenza sanitaria in una narrazione che per loro sia di senso. Il linguaggio, ad esempio, è uno degli elementi chiave con cui tutti costruiamo i nostri modelli mentali del mondo: quello che scegliamo di usare influenza enormemente il nostro modo di rispondere alla difficoltà.

L’ottavo passo ci ricorda di stare attenti al virus più pericoloso: la discriminazione che nasce dall’ignoranza.

Il nono e decimo passo, infine, ci offrono indicazioni pratiche su come essere co-creatori del futuro che desideriamo: i nostri comportamenti, come singoli e come insieme, possono contribuire al contenimento e al superamento dell’emergenza.

Referente del progetto per Fondazione Paoletti
Tania Di Giuseppe, psicologa e responsabile del progetto “Prefigurare il futuro”
Cell. 339 4831012  – t.digiuseppe@fondazionepatriziopaoletti.org

Nei prossimi giorni vi proporremo un ulteriore approfondimento con una video intervista a Patrizio Paoletti, Presidente dell’omonima Fondazione. Nel frattempo, per leggere il vademecum e sapere come fare per vedere gratuitamente le video-lezioni tenute direttamente Patrizio Paoletti, basta andare sul sito https://www.fondazionepatriziopaoletti.org/

(R.P.)

A. Ge. APS.associazione italiana genitoriconsigli utiliCoronavirusCovid-19fondazione patrizio paolettiPROTEZIONE CIVILEVademecum
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In questa scuola l’educazione fisica si fa al banco!

venerdì, 31 Gennaio 2020 da Rosalba Paletta

Ci è capitato, girando per le nostre scuole, di sentirci dare risposte simili alla domanda: “Che tipo di attività fisica fanno?”.

Questo perché le palestre sono talvolta inesistenti, nella maggior parte dei casi poche e insufficienti rispetto alla popolazione scolastica. Le classi sono troppo spesso molto numerose e non è semplice gestirle, soprattutto nelle primarie. Gli atri o i cortili soleggiati, che talvolta potrebbero essere utilizzati come ambienti sostituivi dove far muovere i bambini nell’arco di lunghe giornate fra i banchi, non sempre hanno le necessarie condizioni di sicurezza e cura.

Risultato: i bambini trascorrono tutto il tempo seduti, con conseguenze negative su salute, attenzione, umore, profitto e stile di vita.

Non sottovalutiamo da genitori questi aspetti quando valutiamo dove iscrivere i nostri figli, e non manchiamo di esprimere le nostre richieste e legittime aspettative. Possiamo fare molto per collaborare al miglioramento delle nostre Scuole.

Il movimento e l’importanza che esso ha nella crescita complessiva dei bambini e dei ragazzi è fondamentale, come confermano oggi anche le neuroscienze. Lo aveva intuito una grande pedagogista italiana, la cui originalità e lungimiranza di pensiero l’Italia vanta ancora oggi nel mondo come primato: Maria Montessori.

Proprio lei già nel 1948 scriveva: “Il movimento va considerato da un nuovo punto di vista. A causa di errori e malintesi lo si è considerato sempre come qualcosa di meno nobile di quello che è: specialmente il movimento del bambino, che è stato tristemente negletto nel campo educativo dove tutta l’importanza viene data all’apprendimento intellettuale. (…) Ne risulta che dovendo il bambino svilupparsi tanto fisicamente che mentalmente, noi dobbiamo includere nella sua educazione esercizi fisici, giochi, ecc. perché non possiamo separare due cose che la natura ha disposto unite. La nostra nuova concezione sostiene invece l’importanza del movimento quale aiuto allo sviluppo mentale, quando il movimento sia posto in relazione con il centro”. (Maria Montessori, La mente del bambino, Garzanti, 1999 . Ed. originale 1948)

Il movimento è vita!!!

(Foto Gallery courtesy by New Summerhill – Catanzaro – Bambini impegnati in lezioni di brain gym)

 

attività fisicamaria montessorimovimento e bambiniumberto galimberti
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Quali docenti hai amato di più nella vita?

venerdì, 24 Gennaio 2020 da Rosalba Paletta

Quali sono i docenti che hanno lasciato un segno nelle vostre vite…? Quelli più indulgenti? Quelli più permissivi? Forse quelli più ingiusti (sigh!)? Quelli più severi? Oppure, forse, quelli che vi hanno appassionato, insegnato ad amare e a coltivare la curiosità fuori e dentro di voi?

Calamita Educational risponde prendendo in prestito le parole del professor Umberto Galimberti, che in un’intervista rilasciata in occasione dell’uscita del suo libro “La parola ai giovani” (Feltrinelli), ha affermato: «L’insegnante deve insegnare. Per farlo serve una capacità empatica e comunicativa, la fascinazione. Se non apri il cuore, non apri nemmeno la testa delle persone. Gli insegnanti dovrebbero essere sottoposti a un test di personalità̀ che valuti queste cose. Se uno non sa affascinare è meglio che cambi lavoro».

In una società che esprime così tanti e repentini bisogni – si pensi alla collettività multietnica, ai ritmi frenetici e competitivi, alle tecnologie pervasive, alle famiglie in assetti variabili, all’emotività sempre più difficile da esprimere, alle competenze richieste sempre più elevate (scienze, lingue e capacità di leggere in primis) –  quante domande giungono alla scuola e agli insegnanti! Un mestiere difficile e nobilissimo! Pensiamo, forse il più nobile, accanto a quello di medici e affini. Adatto a tutti? Sono ancora le parole dell’amatissimo professore, psicologo, intellettuale e scrittore che prendiamo in prestito per rispondere a questa domanda “da un milione di dollari”: “Non tutti possono insegnare – afferma Galimberti – . Uno che è alto un metro e cinquanta non può̀ fare il corazziere; così se uno non sa affascinare, comunicare, non può fare il maestro, il professore. Lo dice Platone: si impara per imitazione”.

Calamita Educational nella puntata in programma per sabato 25 gennaio, vi racconta un modo di fare Scuola ricco di fascinazione, presentandovi un’antologia di “storie d’amore”, scritte a tante mani da docenti, educatori e allievi animati dal “fuoco della passione”! Storie di “Scuola fuori e dentro la Scuola”, per terra, per mare e per cielo.

Protagonisti di questa antologia di fine edizione saranno: il docu film “La magia dei cristalli” firmato Filippo Corrieri e Ivan Comi, girato anche grazie alla preziosa collaborazione delle classi elementari dell’Istituto Comprensivo Casalinuovo di Catanzaro, retto – all’epoca della realizzazione del progetto nelle classi  -, dalla professoressa Nuccia Carrozza, e oggi presieduto dalla professoressa Maria Riccio. Il docu-film, che comprende anche un prezioso volume da acquistare e custodire nelle librerie di ogni casa, è stato realizzato in collaborazione con il Polo Museale della Calabria, all’epoca diretto dalla dottoressa Angela Acordon, oggi invece dalla dottoressa Elisabetta Cuciniello; importante anche il contributo del direttore del Museo e Parco Archeologico di Capo Colonna, Gregorio Aversa; come pure, per la realizzazione del documentario, è stato fondamentale il contributo della Marina militare, sotto la cui competenza ricadono i Fari, ed il cui Comando ha sede per il Sud a Taranto, all’epoca dei fatti sotto la guida del Capitano di Fregata Carlo Salvati.

E ancora vedremo gli studenti dell’Istituto Salesiano di Soverato: Andrea Codispoti, Nicoletta Riccio e Sara Renda del IV Liceo Classico, guidati in un progetto di ricerca sui cetacei condotto dal Ce.S.R.A.M, presieduto dalla docente di matematica e scienze, nonché biologa marina Maria Assunta Menniti, da Vincenza Suraci – Biologa marina, e con Paolo Palladino al comando dell’imbarcazione. I risultati di questo studio, cui hanno contribuito gli studenti in alternanza scuola-lavoro, sono stati presentati a Barcellona nell’ambito di uno dei più prestigiosi appuntamenti della comunità scientifica internazionale di settore, la World Marine Mammal Conference.

Vedremo poi le bellissime immagini del progetto MOCRIS con gli studenti del liceo Scientifico di Cariati, retto dal D.S. professore Franco Murano, anche qui un percorso di Alternanza scuola/lavoro realizzato con la collaborazione di: Domenico Liguori, docente di matematica e fisica; Valerio Bocci e Francesco Iacoangeli, dell’INFN – Roma; il Antonino Brosio e Antonella Tripodi, ingegneri di ABProject; Nicola Mari, Ricercatore di geologia planetaria Università di Glasgow; Rocco Dominici e Paola Donato, ricercatori del Dipartimento DiBEST UNICAL.

A seguire il “Parco Astronomico Lilio”, custodito fra cielo e boschi del piccolo centro crotonese di Savelli, e i bambini e i ragazzi dell’Istituto Comprensivo Verzino (Kr) plesso di Savelli, guidati dalla loro insegnante Loredana Trotta, e accolti dagli ingegneri Antonino Brosio, Direttore Parco Astronomico Lilio (Savelli – KR), e Maria Antonia Tripodi, Responsabile didattica del Parco Astronomico, impegnati nel bel progetto di “Scuola fuori dalla Scuola” dal titolo “Sotto questo cielo”.

Tutti al microfono di Rosalba Paletta per raccontare entusiasmanti racconti dalle nostre scuole.

Appuntamento, dunque, con la prossima puntata di Calamita Educational per sabato 25 gennaio come sempre alle 15.30 su Video Calabria (canale 13 DT e canale 501 della piattaforma Sky), e sempre on line sui canali social di Calamita Educational. E non dimenticate: scriveteci a info@calamitaeducational.it e verremo a scoprire le vostre esperienze. Ancora una buona visione a tutti. Continuate a seguirci. Torneremo presto con le nostre nuove puntate!!!

 

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