Riapertura Scuole 2020/2021: dibattito aperto fra sicurezza e necessità di miglioramento
Diamo volentieri spazio sulle nostre colonne alla sensata questione della dottoressa Roberta Salvatori, mamma e DSGA, che pone un interrogativo certamente non da poco conto alla Ministra Azzolina e a quanti, fra Esperti ed Istituzioni preposte, in questo momento così delicato stanno decidendo quando e come riaprire le scuole per i nostri figli.
Domande che, se anche non saranno condivisibili in toto, certamente potranno servire per sollecitare un dibattito costruttivo, a tutti i livelli, sulla necessità di ripartire dopo questa grande crisi, ma di farlo prima di tutto in sicurezza e poi anche migliorati, o almeno con un chiaro disegno di miglioramento anche per la Scuola, come ogni crisi dovrebbe sollecitarci a fare in ogni ambito. Allora certamente questa ripartenza potrà essere occasione per mettere mano a ciò che la scuola può e doverosamente deve fare, in Italia forse più che altrove, per adeguarsi ai tempi: più ambienti e meglio sfruttati, personale docente più aggiornato e valorizzato, tecnologie meglio utilizzate, da studenti e insegnanti, consapevolezza dei limiti di ciò che si impara sui libri e sugli schermi, a vantaggio delle relazioni empatiche.
Del resto già quel che sta accadendo con la DaD (Didattica a Distanza) è una risposta migliorativa di una condizione, forse non proprio al passo con i tempi, vissuta fino ad oggi dalla scuola in generale nel nostro Paese. Fra criticità e punti di forza, metodi didattici fino ad ora impensati, grazie al grande sforzo di docenti e insegnanti, stanno prendendo forma e corpo, quotidianamente in ogni ordine e grado di scuola, non sostituendo certo la “Scuola reale”, ma fornendo certamente risposte “tampone” molto valide, sulle quali sarà utilissimo continuare a lavorare.
Ha colto tutti di sorpresa l’emergenza sanitaria. Ma così come tutti eravamo sprovvisti di mascherine, camici, guanti e disinfettanti fuori dalle aule (nonostante gli altisonanti “Piani Pandemici” internazionali), si era sprovvisti di strumenti digitali idonei a gestire la didattica a distanza, nonostante le cosiddette TIC (Tecnologie dell’informazione e della Comunicazione) e successivi Piani Digitali, circolino nei corridoi delle scuole da ormai quasi venti anni. Io credo che questa crisi potrà portare molti benefici in ogni ambito se sapremo individuare i varchi che ha aperto e attraverso i quali dovremmo “costringerci” a passare, scegliendo nuove vie di fuga, ed evitando di rifugiarci in vecchie “scorciatoie” che spesso sono state alibi per la mancata modernizzazione e, quindi, evoluzione del Paese, a vari livelli.
Credo che il rientro fisico a Scuola dei nostri figli più piccoli (parlo della Scuola dell’Infanzia e delle prime classi della Scuola Primaria, certamente; diverso discorso è forse pensabile per studenti più grandicelli) sarà cosa possibile e sicura solo quando la Comunità Scientifica Internazionale potrà finalmente assicurarci un vaccino. E speriamo che ciò accada presto. Fino ad allora dubito fortemente che ambienti in cui a stento si tengono, ancora nel 2020, sotto controllo epidemie di pediculosi e raffreddori, che pure non uccidono nessuno, possano essere considerati idonei ad accogliere decine e decine di bambini, giustamente scalmanati e desiderosi di contatto fisico. Mi piace pensare, in definitiva, che la Didattica a Distanza stia alla Scuola Reale, come la Scuola Reale sta alla Vita. E questo virus, al netto di tanto dolore, forse, potrà insegnarci che riprendere per mano la Vita, farne tesoro e averne cura, è forse più importante adesso che il ritorno ad una normalità tutto sommato abbastanza imperfetta e insostenibile per tanti aspetti, e del tutto riscrivibile, in melius. A questo siamo tutti chiamati, dentro e fuori dalla Scuola, responsabilmente. Mettiamoci tutti a lavoro. Grazie per aver aperto il dibattito alla cara dottoressa Salvatori, con le sue parole:
LETTERA ALLA MINISTRA LUCIA AZZOLINA DA PARTE DELLA DSGA ROBERTA SALVATORI
“Sono una mamma di una bambina che tra pochi mesi compirà sei anni e che a settembre inizierà la prima classe di scuola primaria. Sono anche un Direttore dei Servizi Generali e Amm.vi (DSGA), svolgo questo mestiere da 23 anni e, quindi, ritengo di aver acquisito un minimo di esperienza in tema di Scuola.
Certamente non sono un’esperta in campo sanitario, ma mi chiedo e vi chiedo è davvero impossibile far rientrare i nostri figli a settembre in aula? Si potrebbe iniziare dalle prime classi del primo e secondo ciclo di istruzione. Perché, vedete, i nostri bambini hanno bisogno di guardare gli insegnanti negli occhi, di relazionarsi con i propri compagni dal vivo e non attraverso lo schermo di un pc.
Non si potrebbe pensare, come sicuramente sarà già al vaglio degli esperti, ingressi scaglionati nel tempo e nell’orario, sdoppiando le prime classi, riducendo al minimo il tempo scuola, rimanendo chiusi al sabato, giornata dove molti uffici e fabbriche restano chiuse, utilizzando i docenti del tempo pieno che magari all’inizio non potrà essere attivato per le scuole che lo hanno, e i docenti del potenziamento. Così facendo non ci sarebbero neppure problemi legati agli spazi e poi via via che le condizioni lo consentano far rientrare anche le altre classi.
I nostri figli sono stati strappati, nostro malgrado, dalle loro aule, dalla loro scuola, tenuti lontani, non solo dagli affetti più cari nonni, zii ma anche dai compagni e dalle maestre. Hanno bisogno di respirare l’odore delle aule, dei laboratori, dei corridoi. Se ci fosse una sola possibilità per poter riaprire a settembre, fosse anche quella più complessa, più difficile da percorrere vi prego rendetela possibile. Come scriveva Francesco d’Assisi: “Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile”. Grazie
(R.P.)
- Pubblicato il Editoriale
Dieci passi con Patrizio Paoletti per affrontare l’emergenza da Covid 19 in famiglia
Come state? Dopo quasi due mesi di distanziamento sociale e isolamento nelle nostre case, come stanno le vostre relazioni familiari? E le vostre emozioni? Vi avevamo anticipato qualche giorno fa che avremmo parlato approfonditamente di un prezioso strumento, gratuito e fruibile direttamente dalle proprie case, estremamente utile per prenderci cura proprio di emozioni e relazioni familiari, in particolare quelle con i nostri figli, in queste settimane di cambiamento delle nostre abitudini e criticità diversificate.
Si tratta del “Vademecum: Emergenza Covid-19. I 10 passi per parlarne con tuo figlio”. A realizzarlo la Fondazione Patrizio Paoletti, ente di ricerca neuroscientifica e pedagogica, particolarmente impegnato nell’applicazione dei ritrovati scientifici di tali ambiti, nella pratica educativa, per promuovere e realizzare il benessere quotidiano in famiglia e non solo.
Oggi abbiamo il piacere di anticiparvi la prima parte di un’intervista esclusiva che il Presidente Patrizio Paoletti ha concesso a Calamita Educational per presentare i contenuti del Vademecum realizzato dalla sua equipe di esperti (psicologi, pedagogisti, neuroscienziati), e sostenere genitori e famiglie in queste giornate così fuori dall’ordinario, traendone addirittura vantaggio. Si tratta di un’intervista preziosa, molto ricca di spunti e indicazioni concrete. Per questo ve la proporremo in tre puntate, passo dopo passo, tutti da gustare, sperimentare e approfondire: iniziamo con i primi tre step da poter realizzare in famiglia.
Anzitutto grazie Presidente Paoletti per aver accolto il nostro invito a parlare alla nostra community di questo “Vademecum”.
P.P.: Grazie a voi.
Il primo passo recita testualmente: “Vivi appassionatamente, ogni difficoltà è una chance” e quindi capovolge letteralmente quello che siamo abituati nostro malgrado e purtroppo a sentirci dire dalle cronache. Ma lo capovolge con un obiettivo preciso, ovvero indicare una via, per imparare da questa esperienza, e non esserne sopraffatti, se non sul piano fisico, neppure su quello emotivo e psicologico. Ci spiega come?
P.P.: Assolutamente sì, è possibile imparare da tutto e da ogni cosa, al di là delle opportunità che la vita ci offre. Perché e come è possibile continuare a imparare anche quando ci sembra che la vita ci giri le spalle? Facendo attenzione e attingendo a quelle che sono le nostre risorse più intime e profonde, cambiando abitudini e punti di vista ed entrando in un maggiore contatto con noi stessi, per dire a noi stessi due cose che mi piace sottolineare: cosa vogliamo davvero e cosa è davvero importante per noi. Quando questi due elementi sono presenti nella nostra vita come i due fari dell’auto, allora possiamo percorrere qualunque strada, anche la più buia, superando gli ostacoli, o addirittura avvantaggiandoci degli ostacoli che essa per sua natura ci presenta. Quindi il primo passo possiamo compierlo soltanto se abbiamo una buona abitudine a dialogare con noi stessi.
Di abitudini, vecchie e nuove, torneremo a parlare più avanti… Ora invece parliamo di modelli. Il secondo passo del Vademecum ci dice: “Sei importante, sìì un esempio”. Più facile a dirsi che a farsi, forse, in questi giorni in cui noi genitori siamo gli unici interlocutori reali per i nostri figli. Vorremmo essere sempre all’altezza del ruolo, ma purtroppo talvolta può capitare di “scivolare” e rappresentare emozioni, azioni, pensieri che non vorremmo. Ci sono degli strumenti concreti che lei può suggerire ai tanti genitori ed educatori che ci seguono, per ricordare a noi stessi che siamo in ogni situazione per loro “d’esempio”?
P.P.: Assolutamente sì, ci sono tutta una serie di strumenti. Ritornando all’idea del dialogo interno, dobbiamo sottolinearci che noi siamo in ogni situazione, forzatamente, degli educatori. Perché è vera questa affermazione? Perché ciò che da sempre la psicologia e la pedagogia hanno osservato a livello empirico, da qualche anno in qua è stato confermato dall’equipe del dottor Giacomo Rizzolati, che ha scoperto i “neuroni specchio”, una qualità di neuroni specifici che ci permettono di apprendere per imitazione, empaticamente. Quindi, che a noi piaccia o meno, che ci pesi o che ci faccia piacere coinvolgerci o interpretare il ruolo che l’essere genitori ci offre e impone, noi dobbiamo sapere che i nostri figli assorbono da noi come delle spugne costantemente ed ininterrottamente. Le nostre emozioni, innanzitutto, i nostri comportamenti e adesso stiamo osservando che i neuroni specchio strutturano anche nel tempo le linee del nostro pensiero. Quindi noi siamo educatori in una triplice dimensione dell’essere, che poi compone l’intero nostro essere e ci struttura interamente. Siamo profondamente, significativamente importanti per loro, visto che siamo una delle prime agenzie educative che i nostri figli incontrano, poiché essi nascono e trascorrono gran parte della loro vita in quello che dovrebbe essere, e certamente lo è per i più, uno spazio protetto, e protetto proprio perché i genitori prestano ad essi straordinaria attenzione. Come? Nella sensibilità dei comportamenti, nelle emanazioni emotive e perché no, anche nella qualità delle linee di pensiero. Quindi “sìì un esempio” è il ribaltamento di “sei importante”. Visto che noi siamo, e a noi piace essere, importanti per i nostri figli, dobbiamo sforzarci con tutte le nostre energie, determinazione e volontà di essere buoni esempi per loro.
Questa premessa sui neuroni specchio e sulla capacità dei nostri figli di assorbire empaticamente molto più di quanto spesso pensiamo di trasferire loro, mi sembra già di per sé una chiara indicazione di orientamento. E’ possibile aggiungere, alla luce di questo, delle indicazioni praticabili in famiglia da ciascun genitore per interpretare tale ruolo al meglio, partendo dal fatto che ciascun genitore è prima di tutto un individuo?
P.P.: Esattamente, partiamo proprio da qui. Il primo strumento è quello di prenderci un momento, per noi stessi anzitutto, e poi a favore dell’insieme che compone la famiglia. Prendiamoci un momento, un minuto di silenzio prima di entrare in scena, mi piace dire così: sul palcoscenico della nostra quotidianità all’interno della nostra famiglia, soprattutto se stiamo in una condizione di non perfetta armonia ed allineamento, evitiamo di irrompere e prendiamoci ogni volta che ci è possibile, anche più volte al giorno, un momento, bastano pochi respiri, un solo minuto per dirci: “Eccomi”. Io sono questo, io sono di esempio, devo essere responsabile, devo essere letteralmente “colui che dà le risposte”, devo assumermi l’onere e l’onore di dare ai miei figli le risposte specifiche che questo momento storico richiede, e quindi prendermi un attimo per produrre distanza e distacco. Distacco dal mio stress, che forse in questi giorni può essere più alto del solito; distanza dalle emozioni negative che possono assalirmi in questo momento anche inaspettatamente, semplicemente perché le emozioni non abituali ci appesantiscono e ci destabilizzano. Quindi essere d’esempio per i nostri figli ci diventa più semplice se applichiamo questa triplice strategia: 1) un minuto di pausa, 2) nel quale fare distacco rinunciando a tutte quelle abitudini che possono creare stress; 3) distanza per trasformare volontariamente le emozioni non perfette in qualcosa di utile e costruttivo per i nostri figli.
A questo punto è molto utile ricordare a chi ci segue che questi passaggi sono dettagliati molto bene nel suo libro, bestseller Amazon, OMM, acronimo di One Minute Meditation, nel quale si illustra quello che è un vero e proprio metodo da lei strutturato per imparare passo dopo passo a raggiungere il silenzio dentro di noi, e da lì ripartire per vivere con maggiore consapevolezza e presenza le nostre vite. In queste settimane è possibile ordinarlo e riceverlo a casa, senza necessità di infrangere i giusti limiti che ci vengono imposti. Leggerlo e, come si consiglia nella stessa prefazione al testo, praticarlo, può essere davvero molto utile, per trarre vantaggio, come dicevamo nel primo passo del Vademecum, da questa stasi forzata, trasformandola in una opportunità per ciascuno.
P.P.: Sì, certo, può esserlo, grazie, mi auguro che anche il libro OMM – The One Minute Meditation venga consegnato a casa a chi lo ordini, come molte altre cose necessarie.
Arriviamo adesso al terzo punto della nostra chiacchierata: accanto ai libri e ai tanti intrattenimenti che si possono sperimentare in casa in questo periodo, ovviamente le tecnologie la fanno da padrone. Utilizzarle con consapevolezza scegliendo e insegnando ai nostri figli quali preferire e prediligere, è un passo importante, perché possono essere veicolo non soltanto di emozioni positive, penso alla compagnia che possono farci gli amici e i nonni lontani, ma anche ai tanti messaggi che positivi non sono, come lo stress, le immagini violente o negative che ci arrivano dall’esterno, a tutti i livelli. Ecco, per restare su questo punto così decisivo per la qualità delle nostre giornate, e sul quale Calamita Educational ha acceso da tempo i suoi riflettori, il terzo passo del vademecum ci dice: “Scegli ciò che fa bene: stimoli e ambienti ti condizionano”.
P.P.: Sì, io partirei proprio da questo: stimoli e ambienti ti condizionano. Una triade che non possiamo in alcun modo dimenticare perché ci influenza, soprattutto nelle condizioni di particolare e non abituale disagio, è questa: ambiente, contesto, circostanze. Che cosa vuol dire? Vuol dire che l’ambiente va preparto, va preparato il contesto che all’interno di esso deve svilupparsi per ricevere dall’ambiente, dal contesto – da noi appositamente preparato -, le influenze migliori, le circostanze favorevoli. Favorevoli a cosa? A quella dimensione di bene, pace, equilibrio e armonia che vogliamo che i nostri figli sperimentino, vivano.
Non dobbiamo lasciare nulla “al caso”, quindi, anche e – a questo punto soprattutto -, in un contesto domestico?
P.P.: Nello scegliere l’ambiente, visto che l’ambiente è condizionante, dobbiamo tenere presente che è un ambiente buono l’ambiente che noi prepariamo. Più questa consapevolezza ci rende attenti e consapevoli, migliore sarà il risultato che otterremo, anche in uno spazio piccolo. Dico questo perché non tutti hanno la possibilità e la fortuna di vivere in questo momento di difficoltà in spazi fisici ampi, e purtroppo moltissime famiglie italiane si trovano a vivere in appartamenti e spazi ristretti, a volte poche decine di metri quadrati. Questo però non deve bloccare il desiderio di condividere con i nostri figli il bene, cioè lo stimolo giusto per la loro crescita. Allora, anche un piccolo angolo, sarà più facile e adatto allo scopo che ci siamo prefissati, se noi avremo risposto al nostro impegno responsabilmente per loro e lo avremo preparato a dovere a fornire il giusto stimolo. Anche i device e gli strumenti tecnologici potranno andar bene, se saremo stati come genitori un filtro rispetto ad essi, se avremo svolto la funzione di colui che prepara, che predispone il momento in cui i figli saranno lasciati ad interagire con questi strumenti, e poi in cui verranno invitati ad interagire con noi genitori. Potranno essere positivi anche i programmi – e ce ne sono in questo momento tantissimi e di altissima qualità – che i nostri figli potranno incontrare, assorbendoli e facendo sì che gli stimoli che questi danno, siano stimoli costruttivi e li aiutino a costruire la loro storia del momento, piuttosto che a demolirlo e negativizzarlo. Capisco l’importanza di questo impegno ma nella misura in cui è possibile, è necessario, nella consapevolezza che tutto quello che noi prepareremo, come ambiente e circostanze, creerà condizioni favorevoli che ci ritorneranno come un boomerang di pace, di tranquillità, di vantaggio. Tutti sappiamo che la relazione con gli altri, in particolare nel contesto familiare, prolungata nel tempo, cui non siamo più da tempo abituati, può non essere sempre facile, Quindi questo sforzo di predisporsi, dà il vantaggio di vivere meglio i nostri giorni e tutti i singoli momenti della giornata.
La ringraziamo molto Presidente Paoletti e chiudiamo con questa importante risposta la prima parte dell’intervista sui 10 passi del Vedemecum per affrontare in famiglia e con i nostri figli questo momento di emergenza. Ci rimangono da esplorare sette passi, e lo faremo nei prossimi giorni. Nel frattempo concentriamoci in famiglia su questi tre importanti primi passi che – ricapitolando – sono:
- “Vivi appassionatamente, ogni difficoltà è una chance”
- “Sei importante, sìì un esempio”
- “Scegli ciò che fa bene: stimoli e ambienti ti condizionano”
Ci sta a cuore ricordare ancora che il Vademecum si accompagna ad un altro valido strumento, lo Sportello telefonico “Parlami, ti ascolto”, dedicato a genitori, famiglie, adolescenti e anziani per offrire ascolto e supporto in questo momento, a cui rispondono gli psicologi della Fondazione Paoletti, chiamando il numero verde: 800 858 440 (disponibile tutti i lunedì, mercoledì e sabato dalle ore 14.00 alle ore 19.00).
Inoltre, già da qualche giorno alle h. 15.00 sono fruibili le video lezioni sui temi cardine del Vademecum, tenute da Patrizio Paoletti e dagli esperti della sua equipe. Il tutto tramite il canale youtube dedicato, per chi si iscrive sul sito (info: https://fondazionepatriziopaoletti.org/prefigurareilfuturo/ ). Le lezioni sono gratuite e, per chi avesse perso le prime puntate, sarà possibile nei prossimi giorni fruire delle repliche.
Noi torniamo domani, con la seconda puntata dell’intervista a Patrizio Paoletti e i successivi tre passi. Intanto …buon inizio di percorso a tutti!
(R.P.)
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