A Catanzaro la Ministra Azzolina
Il tour nazionale degli Uffici Scolastici Regionali con i tavoli tecnici per acquisire informazioni e dati sulle Scuole ha portato la Ministra Lucia Azzolina anche a Catanzaro in via Lungomare 259. Ad accogliere la Ministra dell’Istruzione la direttrice dell’USR per la Calabria Maria Rita Calvosa.
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“Il figlio del mare”, intervista a Eliana Iorfida aspettando l’evento a Soverato
I libri ci hanno fatto particolare compagnia nei mesi di lockdown, certamente sono stati uno dei risvolti migliori di questo tempo sospeso fra la vita e la morte. Con l’arrivo dell’estate manteniamo questa bella e buona abitudine, assieme alla prudenza nella vita sociale, al piacere di stare in famiglia, al riconquistato gusto per il buon cibo, al tempo dedicato a noi stessi e a tutte quelle “nuove” pratiche che il Covid19 ci lascia in eredità, accanto ai ricordi funesti e alla voglia di ripartire.
Un consiglio per tutti, giovani e meno giovani, conoscitori della terra dei Due Mari e non, è: “Il figlio del mare”, il nuovo romanzo della scrittrice Eliana Iorfida edito da Pellegrini, disponibile in tutte le librerie da poche settimane. “L’alba sullo Ionio calabrese sorprende Bianca in spiaggia. La ragazzina si è addormentata vergine per risvegliarsi, violata, in uno scenario surreale. È stata un’onda a deporle in grembo la perla di una nuova vita? Quel figlio della marea sarà per tutti Jo, pronunciato all’americana da chi non conosce il vero nome del bambino, lo stesso del mare che sembra averlo generato”, si legge nella quarta di copertina.
Sabato 20 giugno alle 18.30 a Soverato sul Corso Umberto I (area pedonale) la presentazione del libro alla presenza dell’autrice, che dialogherà con Rosalba Paletta, moderazione di Antonietta Cozza, a cura della libreria “In/contro” e dell’Associazione Biblioteca delle donne di Soverato. Eliana Iorfida ha risposto ad alcune domande di Calamita Educational, anticipando l’evento che sarà accompagnato da musiche originali di Gaspare Tancredi e Francesco Bruni.
INTERVISTA A ELIANA IORFIDA
Finalmente un libro dedicato alla sua terra: chi conosce lo stile narrativo di Eliana Iorfida aspettava questo romanzo da tempo, per provare il piacere di leggere la Calabria descritta dalla sua penna. Com’è nato? Era da tempo nei suoi pensieri?
I miei romanzi hanno sempre rispecchiato in qualche modo un percorso di vita personale, così è stato anche stavolta. Si è trattato di un ritorno a casa naturale e di una voglia di raccontare la mia terra con un triplice sguardo: quello di chi torna, appunto, quello di chi resta e quello di chi ci arriva per la prima volta. Era già tutto dentro di me, per metterlo su carta mi è bastato osservare una ragazza che giocava sulla battigia col suo bambino, una mattina di inizio estate.
L’uscita del libro era prevista per primavera, necessariamente rinviata di comune accordo con la Casa Editrice per via del Covid19. Ora una fittissima serie di incontri per recuperare alla grande, anche se sempre con la dovuta prudenza. E “Il figlio del mare” arriva ai lettori quasi nella sua stagione d’elezione: l’estate. Tempo e lettura ideale per quanti conoscono questa terra, ma anche per chi non la conosce… quale perla consegna ai suoi lettori?
L’uscita in aprile era una “scaramanzia di primavera”: i due lavori precedenti erano sbocciati proprio in questa stagione di grandi aspettative. Le contingenze hanno invece trascinato il nuovo romanzo al centro del suo elemento naturale: il mare. Una forza potente, luogo dell’anima e topos letterario per eccellenza, nel quale mi auguro che i calabresi possano specchiarsi in modo onesto e senza retorica, e chi invece ci si accosta da fuori riesca a usare questa storia come un prisma, attraverso il quale cogliere le mille sfaccettature della Calabria e della sua gente.
Le pagine affondano le loro radici nella culla Magno Greca ed in una delle sue più nobili forme espressive: la tragedia. Scanditi da stasimi, i capitoli procedono intrecciando archetipi, storia antica, storia moderna, storia contemporanea, storia locale, in un libro che tesse abilmente narrativa e lirica corale, facendosi a tratti opera di denuncia. E’ un libro che cerca e chiede “verità” e “azione”?
Decisamente sì. Il cerchio si apre e si chiude con la ricerca della Verità, quella assoluta e non relativa, la verità che svela il destino di noi tutti e dei nostri percorsi poco per volta, come una via di consapevolezza che va prima intuita, poi compresa e infine praticata ogni giorno con azioni concrete. In quest’ottica, il richiamo alla tragedia greca non è solo un vezzo stilistico ma una presa di coscienza e responsabilità, un modo per affermare chi siamo, a chi apparteniamo, da dove veniamo e soprattutto dove vogliamo davvero andare.
Emerge dalle tante digressioni la ricerca intergenerazionale che ha alimentato buona parte della scrittura. In un momento come quello attuale, che ha visto l’Italia perdere drammaticamente molti dei suoi nonni e anziani a causa del virus, un pensiero ci porta alla ricchezza inestimabile dei “racconti del focolare”. In questa ottica il suo libro diventa ancora più potente, oserei direi un “vaccino” anti-Covid, anti-perdita della memoria, ed un monito assieme: godiamo appieno di quanti e quanto ci circonda, ora!
Il momento che abbiamo vissuto, a tratti drammatico, ci ha costretto a ripensare molte cose che davamo per scontate e giungere a conclusioni se vogliamo banali ma veritiere, una su tutte: il passato sarà il nostro futuro, nella misura in cui saremo capaci di riconciliarci ai ritmi di un universo stravolto. In questo gli anziani erano e sono maestri di vita, perciò è tanto prezioso il confronto con loro e il travaso di esperienze tra generazioni. Sentiamo parlare sempre più spesso, talvolta in modo opportunistico, di un ritorno alla natura, alla vita dei borghi e della provincia, quando da anni grandi studiosi e amanti dei territori propongono idee e progetti sostenibili che restano, ahimè, inascoltati. Siamo esseri effimeri, ci è stato ricordato in modo brusco, quello che non riusciremo a trattenere non tornerà più.
Eliana Iorfida è autrice di “Sette paia di scarpe” (Rai Eri, 2014), Premio Nazionale Rai “La Giara”; “Antar” (Vertigo, 2018), Premio Internazionale “Città di Castrovillari” e “La scatola dei ricordi” (Formebrevi, 2018).
Foto di Gaspare Tancredi.
(R.P.)
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Nella “notte prima degli esami” intervista agli studenti e in bocca al lupo da Calamita Educational a tutti i maturandi
“Ci è mancato il pranzo dei 100 giorni!”. “Alzarsi presto al mattino per andare a scuola dopo quest’anno, non sarà più un peso per nessuno studente!”. “A mancarci più di tutto è stato il contatto diretto con i prof.”. “Fra compagni non ci siamo mai persi di vista grazie ai social”. “Da settembre la didattica normale avrà un valore aggiunto, quello tecnologico, che fino a pochi mesi fa non avevamo potuto sperimentare”.
Ecco dipinto con 5 pennellate l’anno scolastico 2019/20 segnato dal Covid-19, e raccontato in una bella chiacchierata dagli studenti del 5 Liceo Scientifico di Cariati (Cs) e dal loro Prof. Domenico Liguori, docente di Matematica e Fisica, fra l’altro responsabile del progetto “Raccontiamo Rodari! Viviamo Rodari! Celebriamo Rodari!”, che afferma: “Ci è mancata la componente emotiva e interattiva dell’insegnamento, qualcosa che nessuna macchina potrà mai darci!”.
Fabrizio Bassis e Benedetta Scarpello della 5B, Maria Teresa Romano, Michela Salatino ed Elena Tranquillo della 5A, hanno raccontato a Calamita Educational questi ultimi mesi di lockdown; lo studio da casa; i progetti e i sogni iniziati e drasticamente interrotti… e la grande emozione degli esami di maturità.
In questa fatidica “notte prima degli esami” un grossissimo in bocca al lupo da Calamita Educational va a loro, a tutti gli studenti dell’I.I.S. di Cariati e a tutti gli studenti calabresi e italiani che si apprestano a vivere questa prova importante. Nel video è possibile ascoltare l’intervista integrale realizzata con il prof. Liguori nella prima parte e con i ragazzi nella seconda. Forza ragazzi!!! Siete forti!!!
(R.P.)
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Ritorno a scuola nel Parco? A Catanzaro è già realtà
Sembra proprio ispirato alla Giornata Mondiale dell’Ambiente (che ricorre il 5 giugno) e al contatto diretto con la natura, il ritorno “a scuola” di New SummerHill, polo educativo di Catanzaro guidato dalla Maestra Mena Puija, da sempre aperto alle sperimentazioni e alla pluralità dei metodi educativi.
Nella settimana in cui si celebrano a livello mondiale la sostenibilità e l’ecologia; nella settimana in cui l’Annuario dei dati ambientali dell’Ispra e il Rapporto Ambiente di Sistema fanno il punto e ci fanno sapere che nel periodo di lockdown globale il pianeta è tornato a respirare; nella settimana in cui il Veneto decide di far rientrare i suoi alunni in aula a giugno, mentre il Governo – sotto la scure degli scioperi sindacali e delle opposizioni in Aula – sembra aver deciso per il ritorno a settembre in classe con visiere (anziché mascherine) e separatori in plexiglass fra i banchi distanziati di un metro; proprio in questa settimana cruciale per le decisioni che riguardano la nostra Scuola, a Catanzaro si torna a fare lezione ma all’aperto, nella bellezza del Parco della Biodiversità, sotto il sole e seduti sui prati verdi di quello che qualcuno ha benevolmente definito il Central Park calabrese.
I beneficiari felici di questa iniziativa sono i bambini più piccoli, le fasce d’età che di più hanno patito la didattica a distanza, irrealizzabile o quasi se hai 3 anni e solo tanto desiderio in corpo di muoverti e saltare.
Calamita Educational ha incontrato la titolare della Scuola privata che ha avviato la bella sperimentazione, Maestra Mena, la cui struttura ospita in condizioni normali una sessantina di bambini da 0 a 5 anni. Oggi, fra tanti limiti, auspici e voglia di tornare alla normalità, ci racconta il periodo di lockdown e le caratteristiche della proposta per la ripartenza fatta ai genitori in più tempi, prima di arrivare alla risposta delle famiglie in questa fine “fase 2” che si appresta a diventare ormai “fase 3”.
“New SummerHill possiamo dire non si è mai fermata, se non altro come laboratorio di idee. Dopo la chiusura brusca delle porte, che ha lasciato tutti noi un po’ spiazzati, abbiamo continuato a lavorare per capire come portare avanti le nostre attività e continuare a tenere viva la relazione con i nostri bambini. Ci siamo così attivate in una sorta di didattica di emergenza, perché non credo in modo sostanziale nella “didattica a distanza” lavorando con bambini così piccoli.
Quali limiti hai riscontrato, Maestra Mena, con i bambini di questa fascia d’età proponendo la Dad?
Premetto che la tecnologia ci è certamente venuta molto incontro in questo periodo, è stata uno strumento molto valido, che ci ha spinto a metterci alla prova con nuove abilità: questo è un fatto positivo. I bambini sono naturalmente aperti al nuovo, quindi hanno accolto con entusiasmo dal principio questa novità, questo passaggio da attività di tipo analogico ad attività di tipo digitale. Un passaggio non semplice per i nostri bambini, abituati al pensiero lungo. Ma lo hanno fatto, accogliendo appunto con entusiasmo le prime proposte che di volta in volta abbiamo preparato per loro, in modo originale, pensato, dedicato, mai prendendo materiali già pronti e disponibili su internet in abbondanza, ma contenuti elaborati da noi apposta per loro, con le nostre canzoni, le nostre attività, i nostri volti, riproposti per loro con un nuovo strumento multimediale.
Un approccio in parte positivo, quindi, per bambini di età inferiore a 6 anni, ma con numerosi limiti, come gli ambienti educativi hanno da più parti evidenziato?
Sì, possiamo dire così, nell’immediato positivo, ma non sui tempi lunghi. Dalla nostra sperimentazione abbiamo imparato che questa modalità, questo approccio, pur avendo riscosso iniziale entusiasmo e interesse, ha avuto un successo breve. E questo è accaduto per diversi fattori, in primis perché il messaggio è stato sempre mediato dal genitore, cosa che non avviene quando il bambino è affidato a noi nelle ore scolastiche. In questa modalità arrivare al bambino è un po’ più complicato. Noi abbiamo proposto all’intera comunità le attività di sempre: parlare, cantare, ascoltare, abbiamo proposto il nostro “Cerchio della meraviglia”, ma con grandi difficoltà, perché il mezzo non aiuta certe forme di comunicazione basate sul dibattito, sul dialogo, ma anche sul linguaggio del corpo, dell’empatia.
C’è un aneddoto in particolare che testimonia questa difficoltà?
Premetto che io ho sempre consigliato alle mamme di non consegnare direttamente in mano ai bambini tablet o cellulari, che avrebbero creato la condizione per essere sottoposti in modo passivo a ulteriori contenuti, ma di far vedere loro sempre negli schermi grandi del televisore i nostri video. Finché siamo riusciti con le proposte a sollevare la loro memoria emozionale, a rievocare quello che si faceva a scuola è andata bene. Ad un certo punto è mancato però proprio quello che dicevamo prima: l’interazione, lo scambio. I bambini non sentendosi ascoltati sempre in maniera interattiva, hanno cominciato a rimanere male, a non percepire la reciprocità del confronto, a cui sono da sempre abituati nelle nostre classi, dicendo alle mamme: “Mamma ma perché la maestra non mi ascolta?”, “Mamma la maestra non mi risponde!”.
Chiaramente il sintomo del bisogno di un contatto diretto. Che cosa è successo a questo punto?
Abbiamo cominciato a immaginare una riapertura reale, in presenza, per rispondere alle esigenze dei bambini, principalmente, e anche delle famiglie, bisognose di supporto nella gestione dei figli con il ritorno quasi normale alla vita lavorativa. Il tutto secondo le nuove norme anti-Covid: orari di ingresso scaglionati e distanziamento in ingresso e uscita; sanificazione degli ambienti; contatti limitati al minimo; niente mensa, asciugamani usa e getta … le abbiamo pensate tutte, ma anche lì non sono mancate le difficoltà. Ancora troppi timori, dubbi e anche costi necessari ma poco vantaggiosi per riuscire a garantire almeno il rapporto di 1 educatore ogni 3 bambini da 0/3 anni; e di 1 a 5 per i bambini da 3/5 anni. Per ciò abbiamo optato per proposte all’aria aperta, che anche in virtù dell’arrivo del caldo, sono state bene accolte e ci hanno consentito di offrire belle opportunità di svago e divertimento, in condizioni di benessere e sicurezza ben gestibili.
Com’è andata? Come è stato il “ritorno ai bambini”?
Decisamente emozionante… meraviglioso… pieno!!! Le mattinate proposte sia al Parco Li Comuni, sia al Parco delle Biodiversità, realtà naturalistiche splendide che Catanzaro ci offre, sono stimolanti, ricche, gioiose. Si respira il desiderio di stare insieme. I Rangers del Parco si sono avvicinati ai bambini più volte, incuriositi e partecipi, e si sono complimentati, definendoci un “modello per tutti”, il ché non può che renderci orgogliosi. Abbiamo ripreso con le nostre lezioni di “Happy English”, abbiamo ritrovato i nostri amici personaggi… e se anche la realtà ancora ci impone regole e prudenza, possiamo dire con certezza che è possibile tornare a stare bene insieme.
(R.P.)
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Sei mamma? Ecco l’undicesima competenza… di cui non puoi fare a meno
Quante competenze richiede l’essere mamma, oggi, in questo momento post emergenza, dopo due mesi di lockdown? Abbiamo provato con la simpatica collaborazione di alcune mamme nostre lettrici e dei loro figli a stilare un rapido, e certamente non esaustivo, elenco. Dieci competenze preziose sono risultate ormai irrinunciabili, più una. L’undicesima: e anche per questa abbiamo una indicazione preziosa per te.
- Bisogna sapere cucinare e fare i dolci, i lavoretti manuali e il bricolage! (mamma Rossella)
- Bisogna saper giocare a pallone, nascondino e strega comanda colore e, soprattutto, bisogna saper trovare ogni giorno il tempo per farlo almeno per un’ora! (mamma Gloria)
- Bisogna saper fare la maestra di matematica, italiano, geografia, arte, musica eccetera eccetera …e danza! (mamma Angela)
- Bisogna saperne di informatica, e se non lo sai devi saper imparare velocemente e senza perdere la pazienza altrimenti non possiamo fare i compiti! (mamma Stefania)
- Bisogna saper allattare! (mamma Federica)
- Bisogna non arrabbiarsi se le scarpe dei bambini restano sparse per casa incastrate sotto il divano, le ciabatte sotto le poltrone, le matite spariscono sotto i tavoli e i trucioli di gomma fra le pieghe dei cuscini! (mamma Barbara)
- Bisogna non perdere la calma se la connessione della piattaforma salta all’improvviso mentre stai caricando la trentaduesima foto del compito di geografia, e sei al quarto tentativo! (mamma Francesca)
- Bisogna saper preparare la cena e gli slime glitterati contemporaneamente senza scambiare gli ingredienti!!! (mamma Roberta)
- Bisogna saper trovare quaderno, libro, matita, temperino, gomma, penna rossa e penna blu cancellabili prima che parta il collegamento con la classe per la lezione di matematica, e raggiungere la cucina in tempo reale se in cameretta oggi non arriva il segnale! (mamma Gloria)
- Bisogna saper rispondere al cellulare se il tuo direttore ti chiama, senza dare l’impressione di essere ai fornelli e senza far sentire la voce della maestra di tuo figlio in video-lezione … visto che stamattina le cuffie hanno smesso di funzionare! (mamma Silvia)
FLESSIBILITA’, CREATIVITA’, ADATTABILITA’ E …
Come ve la siete cavata con le innumerevoli prove che certamente vi accomunano alle mamme che hanno partecipato a questo piccolo sondaggio? Se state annuendo, o magari ridendo alla fine di questo elenco “corale”, va già molto bene, perché il tema può richiedere auto-ironia e leggerezza. Allo stesso tempo, dopo aver condiviso una condizione diffusa, vorremmo soffermarci su ciò che da più mamme e non solo, viene manifestato anche come disagio da adattamento allo stress di questi mesi. Perché se è vero che gli eventi esterni che ci siamo ritrovati repentinamente a dover fronteggiare, ci hanno messo alla prova e siamo sopravvissuti nel miglior modo possibile, è comprensibile anche ci abbiano lasciato spesso in una condizione di stress, insoddisfazione o frustrazione.
Una cosa l’abbiamo imparata di certo: viviamo in un mondo che sempre più ci chiamerà a gestire cambiamenti rapidi, eventi imprevisti e situazioni nuove e complesse. E sempre più lo chiederà ai nostri figli, in famiglia e fuori, chiamando in causa l’uso di competenze non solo scolastiche, ma anche e soprattutto intime, emotive e relazionali. Nella consapevolezza di essere sempre dei modelli di riferimento per loro (come sa bene chi ci ha seguito nel percorso in Dieci passi alla scoperta del Vademecum su come affrontare il Coronavirus con i figli della Fondazione Patrizio Paoletti), vogliamo davvero che l’ultima parola che possiamo testimoniare loro sia stress? Che l’ultima emozione rimasta in noi sia ansia? Che l’ultima sensazione assaporata sia quella del peso e della pressione delle cose da fare?
LA LEGGENDA DEI DUE LUPI
Ci viene in mente una bellissima leggenda, quella dei “Due Lupi”. In questo antichissimo racconto dei popoli nativi d’America si narra: “Un giorno, un nonno e suo nipote si fermarono a guardare il tramonto. Il bimbo chiese: “Nonno perché gli uomini combattono?”. Il vecchio, con voce calma, gli rispose: “Ogni uomo, prima o poi, è chiamato a farlo. Per ogni uomo c’è sempre una battaglia che avviene fra i due lupi”. “Quali lupi nonno?” chiese il bambino. “Quelli che ogni uomo porta dentro di sé: uno è nero e vive di frustrazione, tristezza, gelosia, ansia, risentimento, preoccupazione, orgoglio, bugia ed egoismo. L’altro è il lupo bianco e vive di pace, amore, serenità, speranza, gioia, generosità, compassione, umiltà e fede”. Il bambino rimase dapprima a pensare, poi fece la domanda fatidica: “E quale lupo vince?” Il vecchio Cherokee si girò a guardarlo e rispose: “Saranno sempre in lotta fra loro, ma volta dopo volta, vincerà quello che nutri di più”.
QUALE “LUPO” STIAMO NUTRENDO IN NOI?
Dai tempi degli Indiani d’America ad oggi, qualunque sia l’evento esterno che sollecita e nutre in noi uno dei “due lupi”, la nostra risposta può essere tanto semplice e fondamentale, quanto apparentemente difficile da trovare, se non l’avremo ben alimentata e tenuta presente. Ora che l’emergenza sembra essere superata, come ripartire, dunque? Oltre a tutte quelle che avete acquisito sul campo meritando una medaglia al valore, una undicesima, ma primaria competenza potrà fare la differenza: e si chiama capacità di fare silenzio. Ricordiamoci prima di tutto che in noi, genitori e non, è sempre in atto una battaglia, antica come il mondo. E per ogni “battaglia”, c’è una possibilità, una scelta fondamentale, che poi è un’arte, una disciplina da apprendere, capace di creare “uno spazio” fra noi e ciò che succede fuori di noi, come un “cuscinetto”, per decidere, lontano dalla pressione esterna, quale dei “due lupi” che ci abitano debba prendere la parola.
L’UNDICESIMA MA PRIMARIA COMPETENZA: L’ARTE DELLA MEDITAZIONE
Si tratta dell’antica arte della meditazione. Quest’arte viene praticata, raccomandata e consigliata da molti ormai: dai grandi manager, agli astronauti, a uomini di pace, neuroscienziati, medici, politici, professionisti e, per arrivare a noi, educatori e pedagogisti. Il Dalai Lama afferma che “se venisse insegnata ai bambini fin dalla tenera età, dal mondo sparirebbero tutte le guerre nell’arco di una generazione”. Se avete già contezza dei suoi benefici, certamente comprenderete l’importanza in questo momento e in futuro della sua diffusione. Se invece ancora non vi siete mai confrontati con questa pratica, vi consigliamo di iscrivervi a questo LINK ad un Corso gratuito di 12 lezioni tenute da Patrizio Paoletti, Presidente della Fondazione omonima. Accanto al sano divertimento al tavolo del bricolage; ai giochi in salotto, nel parco o in spiaggia ora che sarà di nuovo possibile; ai bei momenti in cucina impastando pizzette, biscotti e crostate; al sereno sfogliare insieme un bel libro per le vacanze… ricordate di scegliere un momento nel vostro quotidiano per nutrire, in silenzio, “le emozioni del lupo bianco”, a tutto vantaggio vostro e dei vostri figli. E… fateci sapere com’è andata.
(Immagine in copertina LINK)
(R.P.)
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Oggi World noTobacco Day: a Catanzaro le Scuole dicono No al fumo, Respira la vita! (con due video in basso)
Oggi 31 maggio in tutto il mondo si celebra la giornata contro il fumo da sigaretta. Un monito importante, anche e soprattutto in tempi di pandemia, perché fondate ricerche scientifiche ci fanno sapere che le possibilità di essere infettati dal Coronavirus e sviluppare una polmonite con complicanze anche mortali sono molto superiori nei soggetti fumatori rispetto a quelli non tabagisti, o ex-tabagisti. Anche su questo aspetto, fra altri, si sono soffermati gli specialisti, i medici e gli insegnanti che a Catanzaro hanno realizzato il progetto sul tabagismo dal titolo “Respira la vita”, con gli alunni e le insegnanti degli Istituti Comprensivi “Patari Rodari”, retto dalla dottoressa Anna Maria Rotella e “Mater Domini”, retto dalla dottoressa Rosetta Falbo. Un progetto volto a sensibilizzare giovani e giovanissimi della scuola primaria di primo e secondo grado sul rischio fumo, con il patrocinio della SIP Nazionale (Società Nazionale Pneumologia), dell’Assessorato alla Pubblica Istruzione del Comune di Catanzaro, dell’Università Magna Graecia di Catanzaro. Tutti insieme, sotto la guida del Professore Luca Gallelli, Presidente della SIP Calabria, delle docenti Francesca Potente e Stefania De Siena per i rispettivi Istituti coinvolti, della dottoressa Lucia Muraca che ha curato nello specifico la parte relativa alla relazione fra Covid19 e tabagismo.
In questi mesi di emergenza sanitaria le classi virtuali hanno lavorato tanto, dando un bell’esempio delle molte possibilità della didattica a distanza: dapprima hanno visualizzato le video lezioni preparate apposta per loro dai medici e dalle docenti, poi hanno prodotto disegni, fumetti, poesie, articoli, temi dando libero sfogo alla creatività ma anche alla consapevolezza sul tema, ed infine hanno documentato con foto, presentazioni in power point e video il lavoro svolto, davvero di grande impatto.
Non abbassare mai la guardia e portare nelle scuole il tema del tabagismo è di fondamentale importanza, perché il mercato del tabacco è costantemente impegnato nella ricerca di nuovi consumatori e individua proprio nei giovanissimi le sue potenziali vittime. Lo fa in maniera subdola e subliminale: ad esempio inventando soluzioni accattivanti come caramelle gommose a forma di sigaretta, posizionate vicino alle caramelle alla frutta, in sfiziose confezioni colorate e giocose. La scienza del marketing è da sempre a servizio del mercato. Per questo conoscere è il solo antidoto per contrastarne gli effetti persuasivi, fin da piccoli. A colpire i piccoli allievi sono stati diversi aspetti, spiegano le insegnanti che li hanno guidati: ad esempio le componenti chimiche, come catrame e arsenico, che oltre alla nicotina che induce dipendenza, contribuiscono ad aumentare gli effetti nocivi delle sigarette sui polmoni perché li “asfaltano” e li “avvelenano”. E tutto questo accade anche nelle forme passive di fumo. Ragion per cui particolare attenzione è stata dedicata in classe al “diritto di parola” dei non fumatori, che – soprattutto se bambini – devono essere esauditi nel loro diritto di crescere liberi dal fumo.
PARLANO I PROTAGONISTI DEL PROGETTO RESPIRA LA VITA
Il professore Luca Gallelli, professore associato di Farmacologia presso l’Università Magna Graecia e Presidente della Società Italiana Pneumologia sezione regionale Calabria, ha fortemente voluto nelle scuole del capoluogo di regione il progetto “Respira la vita”. A Calamita Educational il professore Gallelli ha spiegato: “Oggi 31 Maggio 2020 giornata mondiale contro il fumo di sigaretta, si chiude il progetto “Respira la vita” promosso dalla Sezione Regionale della Società Italiana di Pneumologia (SIP), Italian Respiratory Society (IRS), con il patrocinio della Società Nazionale, dall’Assessorato alla Pubblica Istruzione del Comune di Catanzaro, dall’Università degli Studi “Magna Graecia” di Catanzaro, dal dipartimento di Scienze della Salute dell’UMG, dall’Istituto Comprensivo “Patari-Rodari” di Catanzaro e dall’Istituto Comprensivo Statale “Mater Domini” di Catanzaro. Durante tale progetto – ha spiegato il professore Gallelli – i ragazzi partecipanti hanno preso consapevolezza del problema del fumo, un problema non solo economico/sociale ma anche di salute, poiché il fumo si associa allo sviluppo di varie malattie e danneggiando i polmoni facilita lo sviluppo di una malattia molto temuta in questo periodo cioè l’infezione da COVID-19. La scuola insieme alla famiglia ed alle Istituzioni hanno il compito di educare ed insegnare ai giovani, che rappresentano il futuro della nostra società, quali sono i valori da seguire e gli esempi da cogliere per migliorare non solo la salute quanto anche l’ambiente che ci circonda. Al termine di questi incontri studenti e scuola hanno unito gli elaborati nel video che potete vedere, che rappresenta come gli studenti vedono il fumo e cosa ne pensano”.
La dottoressa Lucia Muraca, medico di medicina generale e componente del direttivo scientifico della SIP, Società Italiana di Pneumologia, sezione regionale Calabria, ha dedicato particolare attenzione alle conseguenze che il fumo può produrre nell’indebolire il sistema respiratorio e immunitario, rendendolo più vulnerabile all’attacco dei virus. Ai lettori di Calamita Educational, che sono in gran parte insegnanti, educatori e genitori, in particolare la dottoressa Muraca ha tenuto a spiegare: “Il progetto “Respira la vita” vuole parlare soprattutto a giovani ed i giovanissimi, perché purtroppo l’età della prima sigaretta è compresa tra i 12 e i 18 anni. E’ importante fare prevenzione in età scolare, non solo perché i ragazzi capiscano precocemente i danni provocati dal fumo, ma anche perché vengano rafforzati nella loro volontà di dire no, quando nel gruppo di amici qualcuno gli offrirà “un tiro”. L’abitudine al fumo – ha spiegato la dottoressa Muraca – rimane tutt’ora una delle più dannose. Solo in Italia, si contano ogni anno 80 mila decessi legati al consumo di sigarette. Anche senza arrivare alla conseguenza più estrema, questo vizio aumenta il rischio di malattie cardiovascolari, respiratorie e neoplastiche. Parola d’ordine dunque deve essere: prevenzione! FUMARE NUOCE GRAVEMENTE LA SALUTE… MA NUOCE DI PIU’ NEI TEMPI DEL COVID-19”.
La Dirigente dell’Istituto Comprensivo “Patari-Rodari”, dottoressa Anna Maria Rotella, a margine del progetto accolto con favore nella sua scuola, ha affermato: “Il 31 Maggio come ogni anno si celebra il “World no Tobacco Day” l’appuntamento contro il tabagismo. È un momento di riflessione che mira ad aumentare la consapevolezza dei danni del fumo attivo e passivo sulla salute di tutti. L’Istituto Comprensivo Patari Rodari di Catanzaro, condividendone l’alto valore formativo, aderisce all’iniziativa e lo fa coinvolgendo le classi quinte le quali hanno realizzato un progetto, in modalità dad, coordinato dalla docente Francesca Potente, che culmina il percorso con la realizzazione di un video che ben informa e sensibilizza i più giovani sulla pericolosità del fumo e le conseguenze disastrose che esso può causare. Riprendiamo a respirare! Oggi più che mai! Respiriamo a pieni polmoni, e iniziamo da adesso! Iniziamo dai nostri bambini che più di noi adulti sanno essere diretti, efficaci ed incisivi!”
INTERVISTA FOCUS SU “FUMO E CORONAVIRUS” ALLA DOTTORESSA LUCIA MURACA (medico di medicina generale e componente del direttivo scientifico della SIP, Società Italiana di Pneumologia, sezione regionale Calabria).
Nella giornata mondiale contro il fumo promossa dall’OMS, spieghiamo bene con l’aiuto di un medico che legame c’è fra Covid19 e tabagismo. Dottoressa Muraca come può incidere il fumo sulla vulnerabilità del nostro organismo al CoronaVirus?
L’infezione da Coronavirus ci ha insegnato che avere polmoni sani rappresenta una risorsa determinante per combattere e vincere il virus, dobbiamo quindi proteggerli abbandonando la dannosa abitudine del fumo. Sappiamo infatti che l’esposizione al fumo di tabacco rappresenta un importante fattore di rischio per le malattie polmonari e provoca una maggior vulnerabilità nei confronti di infezioni batteriche e virali.
La ricerca sta affannosamente cercando il vaccino contro questo Virus, ma già gli studi scientifici sul tema sanno darci notizie importanti. Che cosa sappiamo attualmente sulla vulnerabilità maggiore dei fumatori rispetto al Covid19?
A questo proposito emergono dati preliminari dalla letteratura scientifica internazionale che dimostrano una più alta vulnerabilità dei fumatori ed ex-fumatori all’infezione da COVID-19 e soprattutto ad una sua associazione con una maggiore gravità del quadro clinico della malattia e del suo esito. Da uno dei primi studi condotti in Cina emerge che un terzo in più dei fumatori positivi al Covid-19 presentava all’atto del ricovero una situazione clinica più grave dei non fumatori, e per loro il rischio di aver bisogno di terapia intensiva e ventilazione meccanica era più che doppio. Un altro aspetto molto importante emerso da uno studio riguarda la capacità dei virus di attaccare la cellula ospite. Il virus si attacca a uno specifico recettore cellulare «ACE2». A questo proposito è stato dimostrato che l’espressione del gene “ACE2” nel tessuto polmonare è più alta nei fumatori (compreso gli ex-fumatori) rispetto ai non fumatori. Questo determina una sovra-regolazione di ACE2 e dunque una maggior disponibilità di recettori per il virus aumentando le possibilità di attacco dello stesso alla cellula ospite.
Recita un vecchio motto: “Prevenire è meglio che curare” e mai come in questo caso è importante non dimenticarlo e promuovere più possibile le azioni che mirano a informare e sensibilizzare…
Esatto! Attraverso il progetto “Respira la Vita” vogliamo che sia chiaro che UN POLMONE SANO… E’ UN POLMONE CHE PUO’ FRONTEGGIARE MEGLIO LA BATTAGLIA CONTRO IL COVID-19!!!! I Ragazzi delle istituzioni scolastiche coinvolte nel progetto sono stati i veri protagonisti: sono loro i registi, gli sceneggiatori, i tecnici, gli attori che lavorando al progetto, facendo domande, producendo elaborati, discutendo tra di loro e con le insegnanti che con entusiasmo hanno accolto questa iniziativa: tutti insieme hanno collaborato alla creazione di video per dire ai loro coetanei che il vero “sballo” è gridare “No al fumo” e “Sì” ad uno stile di vita rispettoso della propria salute e del proprio corpo.
La loro risposta è stata quanto mai entusiasta e creativa, come dimostrano le immagini del video prodotto…
Sì, sono stati sorprendenti. Nell’era dell’immagine e della connessione veloce, non ci si poteva di certo aspettare che i ragazzi rimanessero passivi ai nostri stimoli ed alle nostre nozioni… si sono piacevolmente trasformati in parte attiva del progetto realizzando i contenuti educativi ed informativi che saranno fruibili anche sui siti delle istituzioni coinvolte, sui rispettivi social network, oltre che sugli organi di informazione che hanno dato spazio alla notizia.
Visualizza i video delle due Scuole coinvolte qui sotto:
MATER DOMINI
PATARI-RODARI
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Scuola: oggi in piazza insegnanti e genitori per chiedere priorità sul tema
“Priorità alla scuola” è la chiamata che oggi 23 maggio muoverà la manifestazione promossa in tutta Italia dal comitato omonimo fatto di insegnanti, famiglie, dirigenti scolastici. Tutti in Piazza, con le dovute precauzioni e misure di sicurezza della “Fase 2” dell’Emergenza Covid19, per chiedere, in sostanza, alla Ministro dell’Istruzione Azzolina di riaprire le scuole a settembre. Ma di farlo con il piede giusto e non perdendo questa occasione per apportare miglioramenti attesi da tempo. Le Linee Guida del Dipartimento Istruzione parlano già di tre metri quadrati a persona, per cui sarà impensabile tornare in classe in 30. Ciò significa che sarà necessario reperire al più presto nuovi spazi idonei, ed i sindaci sono stati già chiamati ad avviare un censimento nei loro Comuni. Nel frattempo significa anche che bisognerà mettere mano alla riduzione dell’orario scolastico per consentire una turnazione delle classi che permetta a tutti la frequenza delle lezioni in presenza, soprattutto per l’Infanzia e la Primaria, avendo la didattica a distanza mostrato tutti i suoi concreti vantaggi in emergenza per il ciclo di Secondarie di Primo e Secondo grado, ma anche diversi limiti, soprattutto con gli allievi della Primaria, o con quelli in tenera età. Si parla già di doppi turni – che potrebbero rendere necessaria l’immissione in ruolo di nuovi insegnanti – così strutturati: primo turno dalle 8.30 alle 12.30, secondo turno dalle 14.00 alle 18.00. Nella pausa si dovrebbe provvedere alla accurata e normata sanificazione degli spazi, per cui bisognerà reclutare e formare nuovo personale Ata. Tutto questo con le risorse del “Decreto Rilancio”? C’è chi pensa sia una vera utopia. Quella della Scuola è una macchina complessa, con una burocrazia tortuosa, come sanno i tanti precari e vincitori di concorso in attesa da anni di poter espletare il ruolo per cui hanno studiato. La Ministra Azzolina, ricordando le bare di Bergamo sfilare sui camion dell’Esercito, ha affermato di voler tornare a Scuola, ma con la dovuta sicurezza e anche di voler cogliere questo momento “post-crisi” per migliorare il comparto, nella consapevolezza della complessità di questa impresa, ma non della sua impossibilità. Del resto, quale cambiamento è indolore? Certo questo significherà aprirsi a nuove abitudini, che potrebbero essere migliorative della condizione attuale della scuola. Più attività all’aperto, in spazi informali come palestre, parchi verdi e parchi giochi, resi disponibili grazie alla realizzazione di un accordo operativo fra Scuola, Associazioni di volontariato, sportive e stakeholders che già collaborano con gli ambienti dell’Istruzione. A livello nazionale, come a livello locale, sono già attive diverse sperimentazioni, che Calamita Educational continuerà a seguire e raccontarvi, per tenere alto il dibattito sul tema. Manteniamo alta l’attenzione sulla Scuola, per non perdere una buona occasione di rinnovamento del ciclo di istruzione nazionale, più che di ritorno alla normalità, facendo tesoro di quanto questi mesi ci hanno certamente insegnato.
(R.P.)
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A Catanzaro “didattica della vicinanza”: racconto di una maestra che unisce social, mente e cuore
“Il verbo leggere non sopporta l’imperativo” diceva Gianni Rodari. E la Scuola si sforza di tenere alto questo motto. Così le sue “Favole al telefono” insieme a molte altre si fanno spazio anche in queste giornate stravolte dal Coronavirus e diventano una bella occasione per superare l’isolamento sociale. L’intimità familiare e con essa uno dei suoi momenti simbolo, quello della buonanotte, in queste settimane critiche si sono aperti in un abbraccio allargato fra maestre, bambini e genitori.
E’ successo a Catanzaro, nell’Istituto Comprensivo Patari-Rodari retto dalla Dirigente Anna Maria Rotella, con i bambini delle classi prime, dove ha preso vita una iniziativa di grande spessore culturale, pedagogico e scolastico, come risposta al distanziamento fisico, ma non per forza emotivo e psicologico. IL’iniziativa prevede una lettura quotidiana, a scelta di mamme e bambini, da inviare ai compagni di classe via whatsapp, o tramite il canale YouTube “Le Favole di Gianni Rodari”.
Una coccola, un abbraccio. Come lo definisce la maestra Maruska Mauro, che ha lanciato l’idea, seguita dalle colleghe Arianna Colonnese, Antonella Perri, Maria Luisa Fabiano, Rosita Mirante, Monica Luise, Rosita Parisi, Caterina Voci, Emanuela Costantino, Teresa Fanara, Giovanna Scarpino, Alma Rao, Angela Cantafio, dalla Presidente d’Istituto Rossana Neri e anche da alcuni docenti dell’Istituto Comprensivo che hanno contribuito con una lettura, essendosi innamorati dell’idea. E prima ancora dalla stessa Dirigente Rotella, che ha accettato di buon grado di leggere in pigiama “Il gambero” per i suoi piccoli alunni. Del resto, il suo messaggio di auguri in occasione della Pasqua aveva commosso l’intera comunità scolastica: “State sereni – aveva detto in un video messaggio – . Di programmi riparleremo a settembre. Proseguiamo con le attività senza preoccupazioni. Adesso i bambini impareranno la scienza della vita!”. E in questo solco si è proseguito. Perché più che di grammatica, regole e programmi tradizionali, i bambini a questa età ed in un momento così particolare hanno bisogno di comunicare, di essere rassicurati, di sentirsi emotivamente in contatto con il mondo, i loro amici, i loro insegnanti.
A raccontare a Calamita Educational come è nata l’iniziativa e soprattutto come inaspettatamente sta crescendo, è la stessa Maestra Mauro, alla quale abbiamo chiesto anzitutto come sta?
Adesso bene, bene, grazie! Dopo l’iniziale spaesamento, senso di smarrimento, stordimento, condiviso con le mie colleghe, ora posso dire di aver trovato un nuovo equilibrio, certamente facilitato e consentito dagli strumenti di comunicazione, da telefono, video chiamate, whatsapp. E’ stato un percorso, che ancora non può certo dirsi concluso, fatto tutti insieme, scuola e famiglie.
Scuola – Famiglia: Gianni Rodari avrebbe parlato di “binomio fantastico”. Come ha vissuto e come ci racconta questa relazione, da sempre centrale nella crescita dei bambini e dei giovani, ma non sempre semplice e costruttivo?
Una relazione speciale e preziosa, che io ho trovato migliorata, cresciuta, più interconnessa: in questi mesi abbiamo lavorato fianco a fianco con le famiglie, addirittura noi maestre siamo entrate nei gruppi whatsapp delle mamme, per stare loro più vicine, per comprendere meglio esigenze, criticità, bisogni. A 52 anni posso dire di essere stata, talvolta, più coinvolta e intenerita dalle reazioni di alcune mamme, che da quelle dei nostri bambini. Sono nati dei rapporti speciali, di vicinanza, supporto, reciprocità, con tanta voglia di costruire relazione, ascolto. C’è stato quasi uno scambio di ruoli. Le mamme sono diventate un po’ maestre, e noi maestre siamo diventate un po’ mamme.
Un grande valore quello costruito, dunque. Se dovesse trovare una parola d’ordine per definire questo momento che sta vivendo, da insegnante, quale sceglierebbe?
Certamente la parola “flessibilità”, è in essa che ho trovato nuovo slancio e motivazione. Ho vissuto un momento di grandi interrogativi sul mio ruolo di maestra. “A che cosa può servire la lezione cattedratica in questo momento ai miei bambini?”. La vita li porterà da sé ad apprendere in modo meccanico la regola della maiuscola dopo il punto, ad esempio. “Che cosa non può davvero mancare in questo momento ai nostri bambini?”.
Ed è qui che entra in gioco la favola, come risposta a simili domande, per trasmettere stimoli, ma anche vicinanza ai bambini, vero?
Sì. Ci siamo confrontate molto fra colleghe e con la Preside Rotella, alla ricerca di soluzioni possibili, per continuare a realizzare “atti educativi e formativi forti”, capaci di coinvolgere la testa e il cuore. Lavoriamo da sempre con Rodari, la nostra scuola è tappezzata di murales dedicati a lui, grazie ad un progetto intitolato “Inna-muriamoci” realizzato negli anni passati. Questo anno in particolare era per noi dedicato naturalmente alla valorizzazione della sua Opera, ricorrendo il centenario dalla sua nascita. Le mamme ricorderanno che i bambini sono stati accolti il primo giorno di scuola dalle Maestre che indossavano magliette bianche con sopra scritte alcune delle frasi più belle e significative del grande autore per l’infanzia, capacissimo di arrivare con l’uso della parola al cuore e alla mente. E’ stato ed è un “Principe della parola”, come mi ha detto un mio alunno in prima, che lo ha disegnato su un cavallo bianco con il mantello, cavalcare nel “Regno di Fantasia”. Abbiamo deciso di continuare a lavorare sulla valorizzazione della sua opera anche a distanza. Ed è stata la favola che ci ha guidato fino ai bambini, fin nelle loro case, dalle loro mamme, in un bisogno diffuso di vivere la comunità educante, di relazione e vicinanza.
Come è stato entrare nelle case a cavallo delle “Favole al telefono”, titolo di una delle più famose e premiate sue opere, che per un casuale ma efficace gioco di parole appare particolarmente adatto al momento?
I bambini lo hanno accolto come un amico, perché lo conoscevano già. E la cosa più bella, e interessante dal punto di vista didattico per noi insegnanti, è stato che i bambini non hanno mai vissuto questo momento della lettura della favola come un compito. Del resto, come ricordava lei all’inizio, “Leggere è un verbo che non sopporta l’imperativo!”. Non è stato come entrare a gamba tesa nell’intimità familiare, ma come aprire le porte ad un amico, a cuore aperto! Il messaggio più importante che è passato è stato questo. Le prime favole sono state raccontate in pigiama dalle maestre, dalla nostra Preside, dal caro amico di ogni catanzarese Enzo Colacino. Poi l’idea ha contagiato i genitori, le mamme e anche qualche papà. Ogni volta i bambini danno sfogo alla loro fantasia… Sta andando avanti tutt’ora e adesso pensiamo di coinvolgere anche i nonni, perché loro sono fra quelli che più di tutti patiscono l’impossibilità di abbracciare i nipotini.
A proposito di nonni, qualche giorno fa, uno dei decani del giornalismo italiano, oggi ultracentenario, Sergio Lepri, chiacchierando con il Ministro dell’Innovazione Pisano, ha affermato: “Questi strumenti ci danno una grandissima opportunità per comunicare, usiamoli bene. L’importante è sentirsi amici!”. Un’affermazione che ci impone di considerare gli “schermi piatti” nostri alleati, a patto di riempierli di umanità?
Sono strumenti particolari, che rischiano di lasciare indietro molti, anche nella scuola, se non vengono usati correttamente. Sono preziosi, ma possiamo fare affidamento su di essi fino alla curva: poi torno a dire c’è bisogno di mettere in campo mente e cuore, e questo è possibile anche a distanza, ma senza dimenticare che la relazione con gli studenti – di qualsiasi età – è sempre un fatto personale, individuale. Solo così si arriva a tutti! Non possiamo ragionare per la maggioranza della classe, abbiamo il dovere di pensare a tutti.
Non tutte le situazioni sono uguali: dal suo angolo visuale, con quali diversità e difficoltà si è confrontata?
All’inizio avrei voluto essere una farfalla, per essere nelle case dei bambini. Abbiamo avvertito e conosciuto tante situazioni differenti, con caratteristiche e criticità diverse. Bambini figli di operatori sanitari, medici, personale dei supermercati, già molto provati emotivamente perché non potevano riabbracciare le mamme o i papà alla sera al rientro da giornate lavorative anche molto stressanti. Ci siamo confrontati con mamme e papà impegnati con lo smart working, impossibilitati a seguire i loro bambini con i compiti. E ogni bambino ha reagito in modo differente allo stare in casa, a proprio modo, come è giusto che sia. Abbiamo dovuto mettere in campo tutta la nostra esperienza, alla ricerca della soluzione per comunicare davvero con un bambino, con le mamme. Magari ci sentiamo più volte al giorno, o facciamo lezione al telefono perché ci sono bambini che non hanno il computer, o che non hanno whatsapp, e anche se la scuola manda il Pc o il tablet, non è detto che ci sia la rete, e che lo si sappia, o si possa utilizzare. Ripeto che la didattica, anche e ancor di più a distanza, rimane un fatto individuale.
La Scuola ha dato prova, fra difficoltà oggettive, di reggere il peso di un Paese in emergenza. Da insegnante, il ruolo complesso richiesto oggi può essere svolto tramite la “didattica a distanza” secondo lei?
Io voglio rompere gli schemi con questa risposta, perché posso dire che noi abbiamo realizzato la “didattica della vicinanza”, magari non dormendo la notte per quel problema, per quella difficoltà. Mi rendo conto di lavorare cento, per ottenere dieci: nuovi programmi sui computer, nuovi metodi, nuove sfide… Ma sono certa che potremo dire di aver superato la prova insieme ai nostri bambini, se avremo dato il massimo. Ci sono dei limiti, certamente, sui quali tocca lavorare molto, ma è possibile.
Notizie di queste ore ormai definitive: la scuola riaprirà a settembre con modalità ancora incerte. Cosa pensa se guarda al futuro?
Io sono molto ottimista e fiduciosa. Se lei mi chiede come saranno i bambini a settembre, io le rispondo che saranno cresciuti, più forti, più maturi. Questo “laboratorio” ha messo a dura prova tutti noi, ma possiamo uscirne più forti. Io stessa ho fatto cose che non avrei mai fatto se non fossi stata costretta dalla pandemia. Ma questo ci chiede il nostro mestiere: e torno alla flessibilità, che fa il paio con la creatività, che va nutrita, coltivata in ogni direzione, perché il mio, il nostro obiettivo, è e rimane il bambino, che deve poter diventare quel che è lui, non ciò che dice la maestra.
Appuntamento per tutti, quindi, sul canale YouTube dedicato alle favole di Gianni Rodari?
Sì, ci vediamo nel Regno di Fantasia, dove ogni cosa è possibile!
Se volete ascoltarle anche voi ecco il link: https://www.youtube.com/channel/UCy_0S_HhcHOJSuMztGxs3qg
(Rosalba Paletta)
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Giornata della risata: uno strumento per imparare meglio … a scuola e nella vita. Parola di Gianni Rodari
“Vale la pena che un bambino impari piangendo, quello che può imparare ridendo? Se si mettessero insieme le lagrime versate nei cinque Continenti per colpa degli errori di ortografia, si otterrebbe una cascata da sfruttare per la produzione dell’energia elettrica”. Partiamo da questa citazione di Gianni Rodari per augurare a tutti una buona Giornata della risata, che si celebra proprio il 3 maggio. E come sempre accade con le giornate simbolo, anche questa può essere opportunità per tutti per riflettere.
Quella che potrebbe sembrare una semplice frase, se letta attentamente è in realtà un manifesto pedagogico di pensiero positivo e costruttivo. In questo anno così particolare stiamo spesso prendendo in prestito le parole del grande poeta, intellettuale e Maestro di Omegna, di cui celebriamo il Centenario della nascita nel 2020. E lo facciamo sia perché non vogliamo perdere occasione per ricordare Rodari e continuare a valorizzare l’importanza del suo messaggio; sia perché ogni occasione è buona per riconsiderare l’ampiezza dei contenuti della sua Opera, che svela la visione del Mondo e dei bambini di un autore sempre al passo con i tempi, anche 40 anni dopo la sua prematura scomparsa.
UN MANIFESTO PEDAGOGICO
Un messaggio importante e di ampie vedute, perché aveva davanti e alle spalle una scuola di righe e frustini; di pareti grigie e grembiuli scuri; di ceci, fagioli e facce al muro. Eppure Rodari intravedeva già allora che non c’èra motivo per cui si dovesse imporre ai più piccoli di “imparare piangendo, ciò che si può imparare ridendo”. Le scienze psico-pedagogiche hanno poi effettivamente dimostrato che quegli approcci molto diffusi in passato e sempre meno al giorno d’oggi, anche se ancora non completamente abbandonati, non solo non sono utili, ma sono dannosi, perché agiscono non soltanto sul profitto, ma in profondità, sull’autostima dei giovani e dei piccoli. Il motivo è semplice. Quando parliamo di educazione dobbiamo avere in mente un approccio positivo e costruttivo, capace di guardare alla costruzione dell’intera personalità del bambino che abbiamo davanti con gradualità, non al mero profitto del momento e all’obiettivo di breve periodo. Un rapporto che giudichi, ferisca, deluda, lasci infelice un bambino (o un ragazzo) non consentirà di fare strada lunga al lavoro degli educatori. Calamita Educational – ci fa piacere ricordarlo ogni volta che è possibile – ha fatto di questo pensiero una ragione fondante della sua esistenza, come si comprende bene fin dal nome: le calamite si attraggono, oppure non funzionano. Così è per la relazione educativa: se non si riesce a innescare magnetismo, condizione propria delle relazioni empatiche, non c’è possibilità di attrazione.
PERCHE’ IMPARARE RIDENDO
In sintesi potremmo dire che alla base della bella indicazione sulla bontà dell’ “imparare ridendo” di Gianni Rodari, ci sono 4 pilastri della pedagogia e delle neuroscienze, che potremmo sintetizzare così:
– Il bambino che abbiamo davanti è portatore di diritti suoi propri che dobbiamo rispettare, senza sovrastare né ignorare, come sancito nella Convenzione Internazionale dei Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza
– Avere chiari gli obiettivi di lungo periodo del percorso di crescita, considerando e rispettando i passi intermedi da compiere nel rispetto della personalità, dei tempi e dei modi più consoni al piccolo individuo unico e irripetibile che abbiamo davanti
– Cercare di essere stabili e sicuri punti di riferimento, testimoniando accoglienza, ragionevolezza e fermezza nel recepire istanze e domande, adeguate ai punti di vista e all’età, possibilmente anche diversi dai nostri, fornendo sempre spiegazioni gentili, chiare e aperte
– Preferire sempre punti di vista, opzioni e soluzioni positive a quelli punitivi: il risultato è medesimo nel mostrare la via da intraprendere, ma se lo facciamo positivamente rafforziamo il piacere di trovare una buona soluzione, nutriamo il legame di collaborazione, incoraggiamo la capacità di cercare soluzioni anche in maniera autonoma. Se invece se lo facciamo punendo lasciamo frustrazione nell’altro e scoraggiamento nel tentare di nuovo e da soli la prossima volta.
Recentemente, abbiamo parlato di quanto sia importante “imparare divertendosi” con Patrizio Paoletti, mentore, motivatore, coach, uomo di pace, Presidente della Fondazione omonima, impegnata nella ricerca e nella diffusione di buone pratiche educative, capaci di migliorare le relazioni in famiglia e nella scuola. Oggi la Fondazione Paoletti ha realizzato un importante Vademecum per gestire l’emergenza CoronaVirus e ha dedicato un passo importante al divertimento, su basi neuroscientifiche. Se ti interessa leggere questo punto di vista sul tema, leggi anche questo nostro articolo:
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Divertimento e altro per gli ultimi tre passi del Vademecum con Patrizio Paoletti. Da oggi on line le repliche delle video-lezioni gratuite
Siamo giunti alla terza e ultima parte dell’intervista con Patrizio Paoletti che ci presenta il Vademecum “Emergenza Coronavirus: 10 passi per parlarne con tuo figlio”. Uno strumento di grande concretezza ed efficacia che, come abbiamo già detto, può essere utile a ognuno di noi, e non soltanto a chi ha bambini piccoli. Oggi parleremo di divertimento, di come combattere il virus dell’ignoranza, e di come diventare congrui con il Vademecum possa essere vantaggioso per noi e per gli altri. Nelle prime due puntate abbiamo affrontato i primi 6 passi, che potete rileggere a questi link:
Oggi riprendiamo il percorso con il settimo passo, che ci invita a divertirci insieme. Per tanti di noi è difficile, ricordava lei la condizione di tante famiglie che vivono in appartamento, che non possono godere di spazi all’aperto e di luoghi di divertimento consentiti di norma ai nostri bambini. Ma per molti NO che in questo momento siamo costretti a dire, possiamo trovare altrettanti Sì, l’importante è proporli in maniera positiva e divertendoci. Come fare?
P.P.: Sì! Mi piacerebbe spezzare una lancia in favore della giocoleria! Si impara divertendosi, è un dato scientifico: il cervello delle persone predisposte al divertimento, che vedono la vita e la interpretano in modo positivo, funziona meglio e apprende più facilmente delle persone negative e poco curiose, incapaci di confrontarsi con la vita. Se questo è ciò che la neuroscienza ci sottolinea, dobbiamo cercare di sviluppare in noi questa triplice dimensione che è la curiosità, la sfida della novità, intraprendere la sfida del non abituale perché questo attiva il nostro cervello, i nostri neuroni e ci rende capaci di apprendere di più, ma soprattutto più velocemente. Quindi, ad esempio, con i nostri figli potremmo provare e diventare giocolieri. E’ sufficiente avere tre arance, tre mele… Ma – direte voi -: “Cadranno mille volte!”. Sì, è probabile, ma se quando cadranno non ci faremo trovare arrabbiati, perché la pallina che cade certifica la nostra incapacità, ma piuttosto interagiremo con quel momento di crisi, in maniera propositiva riprendendo la pallina e riprovando subito, dicendo ai nostri figli “Guarda è normale che accada! Accade anche a mamma!”, “Accade anche a papà!”, scopriremo che essi impareranno velocemente a diventare giocolieri, ma soprattutto impareranno che la difficoltà non è un ostacolo, ma uno stimolo a riprovare.
Grazie per il meraviglioso stimolo! Sono certa che proveremo in molti! Un “virus” che non è mai stato debellato, contro il quale esistono dei vaccini, ma non sempre se ne fa uso, è l’ignoranza. Rispetto ai danni di questo “virus”, anche in questa particolare situazione, ci mette in guardia il passo numero 8 del Vademecum, che ci dice: “Supera il virus più pericoloso: l’ignoranza”. Come combatterla, anche in questo particolare momento?
P.P.: L’ignoranza si combatte con la verifica scientifica, sempre! L’ignoranza più grande è quella di credere a tutte le fake news che troviamo sul web, semplicemente perché le vediamo bene impacchettate e ci sembra che provengano da un sapere, accademico o scientifico, verificato o verificabile. Non è purtroppo sempre così, non solo nel caso del Coronavirus. Non è così in mille casi diversi della nostra quotidianità, quando prendiamo per buona la parola che l’amico ci dice, a discapito di un altro amico, magari etichettandolo con un segno meno. Dovremmo andare a verificare, ancora di più in questo caso dobbiamo capire che “Io resto a casa” è un dato significativo, importante, e non può essere discusso, semplicemente perché non riguarda solo me ed il mio libero arbitrio, ma Noi. E nell’istante in cui qualcosa che io faccio coinvolge anche l’altro, devo rendermi conto che è quello il mio limite, che deve essere rispettato. Quindi è la verifica che vince l’ignoranza. E’ una sfida difficile ma indispensabile per migliorare la nostra vita e quella dei nostri figli, educandoli al Bene, al Bello, al Vero, al Giusto, come diceva Socrate.
Per il nono passo rimandiamo i nostri lettori alla lettura integrale della seconda puntata di questa nostra chiacchierata, in cui abbiamo parlato dei passi n. 6 e 9 appunto, partendo dall’importanza del dialogo interno per ristrutturare realtà ed emozioni. Ci siamo soffermati sul ruolo centrale che assume per ciascuno il “dirci” e il “dire bene le cose”, giocando con la parola “bene-dire/dire-bene”, e abbiamo sottolineato l’importanza “creatrice” della narrazione. Ogni cosa assume il valore e il contorno che attribuiscono ad essa le nostre parole. Un passaggio cruciale, che consigliamo ai nostri lettori di andare a rileggere. A questo link troverete la pubblicazione integrale: https://www.calamitaeducational.it/3583-2ce-una-intimita-che-lempatia-raggiunge-e-di-cui-lempatia-si-nutre-che-e-gia-curativa-di-per-se-perche-quando-laltro-si-sente-compreso-contenuto-gia-si-tra/. Ora ci avviciniamo all’ultimo passo del Vademecum, il decimo, con l’invito a divulgare e contribuire in ogni modo possibile, a diffondere le indicazioni di questo strumento. Non un semplice atto di promozione, ma un invito alla sperimentazione e alla testimonianza. Lo abbiamo detto, nel nostro piccolo cerchiamo di farlo, responsabilmente, ma con lei vorremmo ancora una volta ripeterlo per tutte le famiglie che ci seguono. Quanto è importante, signor Paoletti, in questo momento testimoniare speranza e progettualità?
P.P.: Tutta la mia gratitudine va a voi, a tutti i media e a tutti coloro che accettano la sfida a diffondere qualcosa che sia davvero utile in questo momento presente: il Vademecum lo è, ne sono certo davvero. E’ una sfida importante perché chiede a ognuno di diventare congruo con il Vademecum, congruo con le sfide che il Vademecum ci lancia e con le opportunità che ci apre, congruo nel testimoniare: “Scoprilo anche tu, prova a metterlo in pratica”. Sono pochi passaggi, semplicissimi passi, che però possono in questo momento della nostra vita familiare e della nostra storia, diventare un supporto straordinariamente significativo. Quindi vi ringrazio, uno se vorrete diventarne testimoni; due se vorrete, testimoniandolo, anche condividerlo con gli altri.
La ringrazio per questo tempo e per le sue parole. Mi auguro che saremo in tanti a sperimentare, potremmo dire a verificare l’efficacia e il potere di queste indicazioni in prima persona, nel nostro quotidiano, con le nostre famiglie. Io vorrei adesso, approfittando della sua disponibilità, strapparle una ulteriore promessa. Il presupposto del Vademecum è prendersi cura prima di tutto delle nostre emozioni. E per farlo, un ulteriore presupposto è conoscerle. Vado così a citare il suo ultimo libro, “L’intelligenza del cuore – comprendere le emozioni per realizzare i nostri sogni” edito dalla Bur. Uscito a novembre è stato travolto nella sua diffusione dall’emergenza da Covid19. Alcune presentazioni sono state realizzate in modalità web, e so anche avere avuto un grande successo di pubblico. Vorremmo allora continuare a discuterne e mi piacerebbe invitarla ancora a Calamita Educational per parlare insieme a lei dell’ “Intelligenza del cuore”, posso contarci?
P.P.: Ne sarò onorato e felicissimo. Accetto l’invito e mi renderò disponibile appena lo vorrete per parlare con voi dell’intelligenza del cuore, per approfondire questo bellissimo ossimoro che c’è fra intelligenza e cuore, che raramente troviamo accostati insieme, ma che invece sono “la” relazione giusta, come spiegheremo…
Grazie a Patrizio Paoletti, si riguardi e a presto con “L’intelligenza del Cuore”!
Per tutte le mamme, i papà, i nonni, gli educatori e gli insegnanti che rendono preziosa la nostra community e seguono le nostre pubblicazioni, ricordiamo che da oggi, lunedì 27 aprile, è possibile seguire in replica le 10 Video Lezioni gratuite sui singoli passi del Vademecum, tenute da Patrizio Paoletti e dagli Esperti della sua equipe: a partire dalle h. 15.00 alle 15.30, le lezioni rimarranno fruibili fino alle h. 21.00. Per iscrivervi e ottenere maggiori informazioni collegatevi al sito: https://fondazionepatriziopaoletti.org/prefigurareilfuturo/
Ricordo anche che gli stessi esperti della Fondazione Paoletti rispondono al numero verde 800 858 440 – disponibile tutti i lunedì, mercoledì e sabato dalle ore 14.00 alle ore 19.00. Anche questo Sportello telefonico, denominato: “Parlami, ti ascolto”, dedicato a genitori, famiglie, adolescenti e anziani per offrire ascolto e supporto in questo momento di emergenza sanitaria, è gratuito e a disposizione di tutti.
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